Barack Obama, nuovo presidente degli Stati Uniti e la diversa inaugurazione rispetto a Kennedy
Daily / News - 21 January 2009 13:30
"Cominciamo daccapo e ricordiamoci tutti che il contegno civile non è segno di debolezza e che la sincerità è sempre soggetta a riprova", esordì Kennedy. "Perciò, concittadini americani, non chiedete che cosa potrà fare per voi il vostro paese, chiedetevi cosa potrete fare voi per il vostro paese". Scolpita nella memoria, faceva presagire un futuro etereo, dove all'evanescenza della speranza si aprivano le possibilità di grandi frontiere, di potenzialità della volontà umana, di uscita dal ristagno economico e dalla guerra fredda.
Nel discorso di Barack Hussein Obama trapela invece l'esigenza di un cambiamento materiale, "la prontezza di un genitore a curare un bambino", costruire "le strade e i ponti, le reti elettriche, le linee digitali per nutrire il nostro commercio e legarci assieme". Fino a mettere "le briglie al sole e ai venti e alla terra per rifornire le nostre vetture e alimentare le nostre fabbriche". Tutto è più concitato, le azioni vanno svolte in fretta per affrontare problemi reali.
Se per Kennedy si apriva un futuro incerto ma tutto da esplorare, come "le zone della scienza e dello spazio", "la frontiera delle speranze incompiute e dei sogni", con vivacità e quasi senso dell'irrazionalità, "che non assicura promesse, ma soltanto sfide, ricca di sconosciute occasioni, ma anche di pericoli", stavolta non c'è tempo per gli ideali, c'è bisogno del "coraggio del pompiere che affronta una scala piena di fumo".
La crisi è imminente, Kennedy era figlio di un uomo politico e imprenditore di origine irlandese, Obama di un ex allevatore keniota poi laureato e morto in un incidente quando lui aveva 21 anni.
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