Il Lifting dell'anima - Intervista a Claudia Koll
Cinema / Intervista - 19 January 2009 15:20
Mauxa intervista l'attrice Claudia Koll
Claudia Koll, un'attrice che, da set cinematografici e teatri, ora sembra recitare soprattutto nella vita: dai riflettori al sole che illumina la povertà africana. Ma la recita finisce dove inizia il dolore, dove la messa in discussione di sé offre un'occasione di riflessione per tutti.
Quasi un passaggio epocale, avvenuto in poco più di un decennio, dal modello "velina" - da un'immagine femminile provocante e svestita - ad una donna più spirituale, dignitosa e semplice nel contempo. Una donna del futuro o è un brusco ritorno al passato, un arretrare? Questo mi sono riproposta di indagare.
D. Nella fede ha trovato un giardino fiorito, una sorgente o un percorso da seguire?
R.Tutti e tre, in particolare il giardino fiorito è l'immagine con la quale più identifico il Bene come ritorno all'Eden, ad una dimensione di purezza.
D. Ha conosciuto due mondi tra di loro inapparenza lontani. La congiunzione è un ponte, un tunnel o tra di loro c'è il vuoto nel quale buttarsi confidando d'essere salvati?
Un tunnel, un grido di disperazione soffocato dalla paura di non essere ascoltati. Nella prima fase del mio riavvicinamento alla fede non ho avuto fiducia in Dio fino in fondo. La difficoltà nel seguire Dio consiste in questo: Dio prima mi ha fatto sperimentare, poi mi ha spiegato le ragioni di ciò che facevo.
D. Con quale linguaggio Dio Le parla?
R. Donandomi una profonda pace interiore. Così ho inizialmente avvertito Dio e al confronto con l'irrequietezza ed il disagio che mi venivano dal mondo non ho potuto che seguirLo.
D. Lei ripete spesso: io non ho alcun merito, il merito è tutto di Cristo. Non teme l'orgoglio per troppa modestia?
R. Temo di più l'egoismo. E del mio egoismo ho preso coscienza al confronto con la realtà africana. Mi sono vergognata della superficialità, che mi portava a sprecare acqua e a possedere una quantità indecente di scarpe, mentre nel mondo molti bambini sono costretti ad andare scalzi (www.guardalemiemani.net). Così mi sono liberata della paura di divenire povera, paura di non essere più all'altezza del mondo cui appartenevo. Ho capito che la vera povertà è nel non avere amore da dare.
D. L'ho sentita ripetere spesso: Dio è buono. Un concetto ovvio, si potrebbe pensare. Ma la storia e spesso gli stessi testi sacri testimoniano la crudeltà insita in quasi tutte le religioni. Occorre uno sguardo femminile per cogliere tutta la bontà di Dio?
R. Forse sì, anche se in noi donne questo atteggiamento dolce oggi non è molto praticato. E se il femminismo ci ha dato più potere e visibilità, è giusto farne tesoro non per proporci aggressive, perché la nostra verità non è quella: è più umile ed accogliente...
D. Però spesso le religioni propongono figure femminili più umiliate e colpevolizzate che umili...
R. La mia docilità è nei confronti di Dio. E se a volte l'uomo può rappresentare per noi donne una minaccia, un ostacolo per la piena espressione di noi stesse, credo che solo da Dio ci venga la forza per non essere calpestate, per mantenere (o ritrovare) la nostra dignità.
D. Nelle Sue parole c'è una velata condanna del mondo dello spettacolo. Però nulla di diretto ed esplicito. Perché?
R. La denuncia del Male spesso è fine a se stessa mentre la testimonianza del Bene rappresenta un'alternativa al Male, quindi è più efficace: non cade nel vuoto.
D. La conoscenza del Male può essere occasione per aprirsi maggiormente al Bene?
R. No.Il Male va evitato sempre...
D. Ma conoscere le ragioni del Male è necessario per giungere ad una cosciente scelta del Bene...
R. Sì, senz'altro. Anche la parabola del figliol prodigo in parte dice questo. Ma non è la regola.
D. La Sua testimonianza di fede è forte proprio perché basata non sulle parole ma sui fatti. Quanto dolore comporta il cambiare, il mettersi in discussione?
R. Certo, devi rinunciare a delle cose, però se cedi per paura sbagli sempre. Ho imparato che bisogna camminare senza avere paura di perdere, strada facendo, pezzi non essenziali ma superflui. Abbandonare il nostro Ego è doloroso, ma poi fonte di nuova gioia.
D. Il perdono più difficile è quello nei confronti di se stessi?
R. No, per me no. Dal momento che capisco che Dio mi ha perdonata, mi perdono. Certo, il perdono di Dio è in relazione con la mia capacità di aprirmi all'amore, di riconoscere i miei errori. E questo è senz'altro difficile.
D. Tra la povertà (mi riferisco all'Africa) ha trovato più amore che tra la ricchezza?
R. Ho trovato più amore tra in mezzo soffre.
D. La Sua nuova immagine è così evanescente da sembrare distante dalla realtà. È così?
R. No, prima vivevo in un mondo patinato mentre Dio mi ha fatto incarnare nella realtà, in una realtà più vera.
D. Testimonial del Calendario 2009 del Parco dei Nebrodi (in Sicilia). Questa ricerca di Dio fuori dalla sagrestia, in questo caso nel rispetto della natura, è espressione di una fede più matura che sta crescendo divenendo adulta?
R. Sì. Quando ci si riconcilia con Dio, ci si riconcilia anche con il Creato.
Claudia Koll, una bellezza estatica. Un percorso estetico che, dal cinema, l'ha condotta alla fede. Cercando bellezza si trova Dio. Come non dare ragione a Keats? Bellezza è verità, verità è bellezza. Come dare torto a Claudia Koll? Nel suo volto sembra esserci più verità che non in volti chirurgicamente artefatti. E perché non rifarsi l'anima? Come dicevano le nostre nonne, chi bella vuol comparire... Il dolore interiore, se non fine a se stesso, può fiorire in un volto sereno, perché la coscienza della tragedia del vivere cresce parimenti alla consapevolezza che l'amore salverà il mondo ed ognuno può, così, fare la sua parte invece che disperarsi nell'attesa.
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