27 Tff - La Bocca Del Lupo/Bellocchio: Finale Con Le Scintille

Cinema / News - 22 November 2009 10:03

image
  • CONDIVIDI SU
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon

Film The Ministry of Ungentlemanly Warfare - video

La bocca del lupo di Pietro Marcello vince la 27esima edizione del Festival del Cinema di Torino. La giuria, composta dal presidente Sandro Petraglia, Anna Biller, Rui Nogueira, Maya Sansa e Gyorgy Szomjas ha inoltre assegnato il proprio Premio speciale ex-aequo al canadese Crackie di Sherry White e all'americano Guy and Madeline on a Park Bench di Damien Chazelle. Il riconoscimento come miglior attore è andato ex-aequo a Robert Duvall e Bill Murray, entrambi interpreti di Get Low di Aaron Schneider mentre Catalina Saavedra si è aggiudicata il premio come miglior attrice per il film La Nana di Sebastián Silva. Il Premio speciale della giuria è andato ex-aequo a Corde di Marcello Sannino e The Cambodian Room - Situations with Antoine D'Agata di Tommaso Lusena e Giuseppe Schillaci, mentre una  menzione speciale è andata a Je suis Simone - La condition  ouvriere di Fabrizio Ferraro. Tra gli altri riconoscimenti, anche il Fipresci dei critici va a "La bocca del lupo" di Marcello, distribuito da Bim, mentre il premio del pubblico va al romeno Medalia de Onoare di Calin Netzer, con menzione speciale al protagonista Victor Rebengiuc. Sono queste le notizie di cui si parla in tutta Torino dalle 20:00 del 21 novembre, senza ombra di dubbio. Nonostante si voglia gettare acqua sul fuoco, non convince molto la scelta della giuria, che a detta di molti sembra aver voluto premiare il film di Marcello non tanto per le sue qualità artistiche, quanto per la sua italianità. Stupisce infatti il cambio di direzione, e la quasi "miracolosa" inversione di tendenza e la conseguente premiazione di una pellicola italiana (per la prima volta, dall'istituzione della competizione). Ma non siamo troppo severi; dopo tutto la genovesità che nel film "La bocca del lupo" si mostra nel materiale degli archivi, girato da cineamatori genovesi e rimasto inedito fino ad ora, e il grande lavoro di montaggio intervenuto a rendere apprezzabile questo film, rendono giustizia ai migliori tentativi italiani di fare cinema indipendente e di qualità.

 

D'altronde a scaldare l'atmosfera ci aveva già pensato nel pomeriggio il regista di "Vincere", Marco Bellocchio, presente al TFF per presentare il film sulla vita di Giuseppe Verdi girato da Carmine Gallone nel 1938. Dopo aver introdotto la natura melodrammatica dell'opera e averne spiegato le differenze con la versione a colori del 1953, Bellocchio prende spunto dall'elemento del matrimonio, presente nel film, per parlare poi della figura donna, fino ad arrivare a fotografare la situazione generale, di allora e di oggi.

"L'idea del matrimonio, dello sposarsi, costituiva la variante di una vita. Tutto questo oggi non esiste più" dice il regista; "esiste però in Italia, oggi, la viltà della classe politica, nella paura di perdere l'appoggio della Chiesa e di non voler compiere gesti come il riconoscere le coppie di fatto [...] Ormai nel nostro Paese c'è come un'assuefazione a questa viltà, alla vergogna. All'estero c'è uno stupore, una capacità critica e di riflessione che qui manca".

Bellocchio analizza poi alcuni passaggi del cinema di propaganda, in relazione anche ad alcune domande sul suo "Vincere", dicendo che "noi siamo nati in una cultura del messaggio, dove siamo condizionati dalle ideologie, dai preconcetti; anche se poi un film di propaganda non è detto che sia brutto. Pensiamo ai film di Genina, di Rossellini, di Olmi. Io personalmente parto a fare un film solo quando mi appaiono delle immagini, non certo per mandare un messaggio. Tanto sono convinto che se deve arrivare, il messaggio arriva anche meglio con le sole immagini".

E a conclusione di questo intervento, ci scappa anche la frecciatina sull'incontro mancato nella mattinata con il papa Benedetto XVI, che ha invitato molti rappresentanti del mondo dello spettacolo italiano, tra i quali anche Bellocchio, riuniti nella stupenda cornice della Cappella Sistina. Il regista giustifica la sua assenza ricordando il finale di un film, "L'ora di religione", dicendo: "Fino a questa mattina ero convinto di andare a questo incontro; poi ho pensato, ma se non ci è andato il personaggio del film, perchè devo andarci io!". Prosegue poi esprimendosi su questioni come il crocefisso, l'aborto, infervorandosi un po'("Bisogna recuperare il significato di certe convinzioni"), e da qui la decisione di non andare all'incontro col pontefice e altri rappresentanti ecclesiastici.

Insomma, un finale non privo di fuochi d'artificio!

© Riproduzione riservata



Seguici su

  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon