'Nei paesi anglosassoni il mercato della comicità è più sviluppato': intervista a Francesco De Carlo
Daily / News - 07 March 2017 07:00
Mauxa ha intervistato il comico Francesco De Carlo. Il suo nuovo show racconta la "necessità di uscire dalla propria zona di sicurezza per rinascere come individuo e come animale sociale&q
Abbiamo intervistato il comico Francesco De Carlo, tra gli autori del programma di Rai 3 "Nemico Pubblico" e nel cast di "Stand Up Comedy" su Comedy Central.
Nel corso della sua carriera in televisione è stato monologhista nei programmi di Sabina Guzzanti e Neri Marcorè, e ha partecipato a "Aggratis" su Rai 2 e agli "Sgommati Elektion Edition" su Sky.
D: Come è nato il tuo nuovo monologo?
R: Un monologo comico nasce naturalmente da esperienze personali, osservazioni e punti di vista che nascono quotidianamente e col tempo sedimentano. In questo caso si tratta di idee che ho appuntato nei miei viaggi all’estero, perché appena metti la testa fuori dal tuo paese capisci immediatamente chi sei tu come individuo, quali caratteristiche sono proprie nella cultura del tuo paese e quali invece hai in comune con gli altri cittadini del mondo.
D: Lo show racconta la "necessità di uscire dalla propria zona di sicurezza per rinascere come individuo e come animale sociale". Chi sono i destinatari ideali dello spettacolo?
R: Coloro che hanno paura a lasciare la strada vecchia per la nuova. E’ difficile, per carità, ma rassegnarsi non abbandonare quel che si lascia perché non si sa quel che si trova mi sembra un atteggiamento pigro, sterile e alla lunga dannoso. Ogni volta si esce dalla propria zona di sicurezza si accettano nuove sfide, si affrontano vecchie paure e, inevitabilmente si cresce. Che non fa mai male.
D: Hai dichiarato "“Se in Italia sei un italiano "spaventato" dagli stranieri che possono rubarti il lavoro, in Inghilterra sono gli Inglesi ad essere "spaventati" da te in quanto ipotetico straniero che può rubargli il lavoro”. È un discorso che vale anche per i comici?
R: In un certo senso sì. La comicità si fa sempre più internazionale e quindi forse i comici londinesi sentono che gli spazi si restringono. C’è da dire che una tale concorrenza fa sì che solo i migliori riescono a uscire e questo confronto è molto utile per maturare anche come comico.
D: Sei partito per Londra e hai lavorato nei comedy club. Consiglieresti questo percorso a un aspirante comico italiano?
R: Assolutamente sì. All’inizio non avevo neanche idea si potessero fare certo cose sul palco. E non parlo solo di stand up. Nei paesi anglosassoni il mercato della comicità è più sviluppato, quindi tra radio, tv, podcast, live c’è una varietà impressionante di forme e contenuti. Consiglio da anni di andare al Fringe Festival di Edimburgo, anche solo una settimana (si tiene ad Agosto e dura quasi un mese). Ogni giorno migliaia di show di ogni tipo, dagli artisti di strada e alle grandi produzioni, veramente una gioia per occhi, cuore e cervello.
D: Hai partecipato a numerosi festival internazionali e debuttato in tv in diversi paesi, tra cui Spagna e Sud Africa. C’è un posto in particolare dove ti piacerebbe esibirti?
R: Volevo trasferirmi definitivamente a Londra, ma hanno votato la Brexit e non so cosa succederà. Quindi mi stavo preparando per gli USA, ma hanno votato Trump, che non mi sembra troppo aperto agli stranieri. Comincio a pensare che sia una questione personale nei miei confronti. Quindi non posso rispondere a questa domanda, altrimenti mi brucio un altro paese.
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