Intervista a Louis Nero, regista di Milarepa

Cinema / Intervista - 12 June 2025 12:00

Il prossimo progetto riguarderà la vita di Federico Fellini

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In “Milarepa”, interamente girato in Sardegna, lei definisce lo sfondo di un mondo ormai devastato in cui la natura ha sopraffatto ogni forma di tecnologia. In questo ambiante la protagonista dovrà riscoprire se stessa compiendo un viaggio anche intimo. Quale significato assume la redenzione della protagonista, la scoperta di sé, in rapporto a un mondo dove la natura ha sconfitto, se si può dire, la tecnologia?

In questo mondo dove ho ambientato la protagonista Mila, la natura ha una funzione estremamente importante. Noi abbiamo volutamente ambientato il film in un prossimo futuro dove la natura ha preso il sopravvento su tutto. Si è impossessata di ciò che sono state le costruzioni dell’essere umano, per rinascere a nuova vita. La natura assume un ruolo importantissimo perché proprio dalla natura la nostra protagonista trova la forza per fare il suo viaggio, sia il viaggio della vendetta e soprattutto il viaggio legato all’espiazione, alla Redenzione la natura. È una costante, come è stato nel periodo preindustriale. La natura era un riferimento, una guida, un maestro per tutte le persone che sapevano guardare al suo interno.

Milarepa si avavle di un cast di livello internazionale. Tra gli interpreti figurano F. Murray Abraham, Harvey Keitel, Franco Nero e Ángela Molina e molti altri. Protagonisti dalla grande personalità, che fanno presumere a personaggi dalla forte presenza. Quanto è importante nel cinema di Louis Nero la profondità di un personaggio?

Ogni volta che scrivo un personaggio, cerco di immaginarmi l'attore che lo interpreterà. Secondo me per delineare bene i personaggi è necessario questo confronto con chi lo interpreterà, quindi con la parte umana. Spesso anche quando scrivo, quando inizia a fare le prove con gli attori, cerco sempre di modificare il mio personaggio in funzione delle risposte dell'attore. Quindi a un certo punto questo personaggio prende vita prende, prende vita con l'incrocio che c'è fra l'attore è il personaggio scritto per creare un qualcosa di nuovo, un ibrido interessante. Di solito faccio casting aperti per molti ruoli, anche per i protagonisti, dove viene tantissima gente, e io vedo personalmente tutte le persone perché gli attori sono appunto un’ispirazione, sono ispirazione per creare il personaggio. Quindi tante volte io “rubo” dagli attori che vengono a fare i miei casting alcune espressioni, alcune cose, che poi cerco di inserire all'interno dei miei personaggi. Quindi il rapporto fra il regista e i suoi attori, che siano famosi o no, è sempre un continuo scambio avanti e indietro.

Come regista c’è qualcuno a cui si è ispirato, dal quale le piacerebbe carpire qualcosa, ho preferisce avere una propria rappresentazione artistica?

Io amo il cinema e quindi amo tantissimi registi. Ci sono tantissimi registi dei quali vedo tantissime volte i film e alcuni film anche decine di volte. Sicuramente per la mia generazione ci sono dei punti fermi. Senza andare troppo indietro il passato, Stanley Kubrick è un punto fermo con la sua capacità visionaria di interpretare il mondo simbolico, il nostro futuro. Poi mi piace moltissimo l'atmosfera di David Lynch, che considero un grandissimo maestro. Senza trascurare l'altro grande maestro che è David Cronenberg. Però poi ce ne sono tantissimi altri che mi piacciono tra i contemporanei. La genialità di Christopher Nolan, che ha portato nel grosso cinema americano dei contenuti che sono estremamente profondi.

Come è nata l’idea di Milarepa e perché la scelta di ambientarlo in Sardegna?

Ho letto il libro La vita di Milarepa tantissimi anni fa, ero appena diciottenne, e mi sono innamorato di questa personaggio. Mi sono detto, prima o poi, se riuscirò, mi piacerebbe fare un film. Sono passati quasi 30 anni, alla fine ci sono riuscito. Il mio desiderio era quello di portare questo personaggio alle generazioni del futuro, cercare di renderlo contemporaneo. Quindi ho scelto di ambientare Milarepa in questo futuro dove la tecnologia non esiste più e durante le mie ricerche di location la Sardegna mi sembrava il Set ideale per ambientare questo mio nuovo mondo, perché dall'abbandono degli anni Sessanta delle miniere la natura aveva già ripreso possesso di questa terra. Quindi metà del set naturale era già realizzato. Il mio obiettivo era quello di creare un’isola, un luogo, un non luogo, dove tutte le popolazioni convergevano per creare un nuovo inizio. Alla fine non è un vero e proprio film post apocalittico, ma in realtà è un film di rinascita un film dove ha inizio il genere umano.

Quale sarà il prossimo progetto di Louis Nere, c’è qualche indiscrezione da poter condividere con i lettori?

Ci sono tanti progetti nel cassetto, adesso sto lavorando assiduamente per promuovere Minarepo. Alla fine di questo viaggio, che mi porterà un po' in giro per il mondo, mi dedicherò al progetto sulla vita di Federico Fellini.

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