Victor – La storia segreta del Dott. Frankenstein: recensione del film sulla caducità della morte

Cinema / Recensione - 06 April 2016 08:00

James McAvoy e Daniel Radcliffe, rispettivamente il Dottor Frankenstein e Igor, danno vita ad un nuovo adattamento cinematografico che riprende i personaggi nati dalla penna di Mary Shelley, ma si con

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Paul McGuigan dirige Daniel Radcliffe al fianco di James McAvoy per un film che trae spunto dal romanzo di Mary Shelley, decidendo di narrare i “fatti” antecedenti la creazione del mostro dalle sembianze umane.

Victor – La storia segreta del Dott. Frankenstein presenta una trama articolata intorno alla figura del “presunto” Igor (Daniel Radcliffe), narratore del lungometraggio diretto da Paul McGuigan. Il giovane che assumerà il nome di Igor è costretto ad esibirsi in un circo a causa di una malformazione, una gobba che non gli permette di camminare normalmente, ma un giorno il Dottor Frankenstein (James McAvoy) entra nella sua vita e, scoprendo le sue doti in campo scientifico, frutto di studio “matto e disperatissimo”, unico riparo dalla barbarie dei suoi “colleghi”, decide di liberarlo, conducendolo a nuova vita, una vita improntata a crearne un’altra. Così hanno inizio gli esperimenti, dapprima su parti di animali morti, poi su organi umani, per permettere alla morte di ritramutarsi in vita.

Grazie al punto di vista privilegiato di Igor, fedele braccio destro del Dottor Frankenstein interpretato dal giovane Daniel Radcliffe, attore noto per il successo degli otto film dedicati alla saga Harry Potter, lo spettatore è in grado di addentrarsi nella casa del creatore prima che la creatura, il mostro venga generato. Assumendo un punto di vista molto vicino, quasi coincidente con quello del creatore, lo spettatore può comprendere gli accadimenti, le fasi, le considerazioni, gli obiettivi che hanno condotto alla creazione del leggendario essere sovraumano ideato dalla penna di Mary Shelley. Igor, dunque, rappresenta il filo conduttore senza il quale l’intero impianto narrativo eretto da Paul McGuigan non sussisterebbe, ma Daniel Radcliffe non riesce a far proprio il dramma di un uomo in contrasto tra ambizione e amoralità, questo anche e soprattutto a causa di una sceneggiatura che non offre spazio sufficiente alla crescita del personaggio, limitandosi ad enunciare rapporti e relazioni senza addentrarsi in un’analisi intima ed indagatrice.

Nonostante la storia non venga raccontata attraverso il suo punto di vista, il Dottor Frankenstein rappresenta il protagonista della vicenda. “Se la vita è temporanea, perché anche la morte non può esserlo?”, questo l’interrogativo che lo scienziato pone a se stesso e al mondo, cercando di fornire prove a sostegno della sua tesi: è possibile creare la vita dalla morte. Ad impersonare il Dottor Frankenstein è il dinamico James McAvoy, il quale dà luogo ad una performance non brillante, ma comunque eccentricamente valida, riuscendo a catalizzare l’attenzione su se stesso e sul suo malessere scaturito da una perdita che egli ha subito e di cui non si è mai dato pace. Anche in questo caso il personaggio avrebbe potuto essere sviluppato più accuratamente in scene dove si accenna al suo passato, alla relazione con l’amato fratello e con l’autoritario padre, ma il film non riesce ad essere bilanciata commistione di azione e riflessione, preferendo prediligere estranianti congetture sul mostro stesso e non sull’essere umano generante il mostro.

Victor – La storia segreta del Dott. Frankenstein, dunque, non mostra aspetti rilevanti ed originali del mito aleggiante intorno alla figura del genio creatore, ma si limita a narrare una storia, la storia antecedente la creazione, assumendo il Dottor Frankenstein e Igor come protagonisti dell’azione. Attraverso l’avvicendarsi di congetture scientifiche si arriva, piuttosto frettolosamente, alla realizzazione della creatura, ma non si indaga approfonditamente la natura umana, lasciando che il film rappresenti solamente una delle tante storie costruite intorno al romanzo di Mary Shelley.

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