Venezia 80, recensione film Priscilla
Priscilla è il film in concorso alla Mostra del cinema di Venezia

La storia di un amore inconsueto, vissuto da una donna che non vuole sottostare alle dure regole dello star system. Sofia Coppola torna ad analizzare un personaggio femminile (dopo Maria Antonietta e Bling Ring, tra gli altri suoi lavori) andando a scovare cosa si nasconde dietro l’amore tra un mito intramontabile della musica, come Elvis, e una giovane e innocente ragazzina di periferia. Il tutto dopo aver letto le stesse parole di Priscilla Presley, raccontate nel libro “Elvis and me”.
Priscilla di Sofia Coppola e la voglia di essere se stessi
Il film racconta la storia dagli occhi della giovane protagonista: l’adolescente Priscilla Beaulieu, interpretata dalla giovane Cailee Spaeny (Pacific Rim - La Rivolta, Il rito delle streghe) che arriva in una base dell’esercito americano in Germania per seguire il padre adottivo militare e a una festa incrocia lo sguardo proprio di Elvis (interpretato da Jacob Elordi, Pirati dei Caraibi, Acque profonde), all’epoca militare ma già una superstar del rock’n’roll. La magia nasce nel momento in cui la giovane si rende conto che il ragazzo che ha davanti non è come in molti si aspetterebbero: in privato, nessun atteggiamento da divo, ma sensibilità e gentilezza. Anche perché Elvis è ancora scosso per la perdita della madre e nella giovane amante trova una figura che lo accoglie per quello che è, e non per quello che tutti si aspetterebbero. Priscilla così scopre il lato nascosto del mito. E tutto questo lo affascina. La magia funziona.
Schede
Prima qualche uscita - dopo aver ricevuto l’assenso dai genitori, in particolare dal padre - poi la visita a casa di Elvis. Le uscite con gli amici di lui, tutti di una decina di anni più grandi, una vita da “moglie” ed ecco che Priscilla si riscopre grande troppo in fretta. Tant’è che è lei stessa a richiamare Elvis subito dopo avergli annunciato la gravidanza: “E’ troppo presto”, dirà lei con gli occhi gonfi di lacrime. Priscilla a quel punto, già stremata dal tempo infinito a Graceland in attesa del rientro di Elvis dai suoi tour (“Bisogna che qualcuno torni a ravvivare il focolare domestico”, dice al suo amato in una conversazione telefonica) è costretta ad affrontare anche l’arrivo della figlia in condizioni mentalmente difficili. Elvis in quella fase è sopraffatto dal lavoro e ha momenti di debolezza: inizia anche a seguire una specie di filosofo che lo introduce alla lettura di alcuni brani sulla meditazione, salvo poi abbandonare la pista quando il suo capo nell’esercito se ne accorge e lo riprende. Ma a quel punto nel matrimonio qualcosa si è rotto e Priscilla prende la decisione che covava da tempo.
Il film riproduce l’ambientazione dell’epoca e punta l’attenzione sulla vita di Priscilla: è attraverso i suoi occhi che lo spettatore segue l’evolversi della storia. Pur essendo un personaggio complesso, anche considerando che entra in scena a 14 anni e ne esce madre e moglie di Elvis, il personaggio di Priscilla non viene mai sviscerato così in profondità come forse meriterebbe.
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