Venezia 73: recensione del film Jackie, le innovazioni comunicative della first lady Kannedy

Cinema / Recensione - 09 September 2016 12:15

Al festival del cinema di Venezia è stato presentato "Jackie", film sulla first Lady Jacqueline Kannedy

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Mauxa - Il Meglio di Marzo 2018

Jackie è il film di Pablo Larrain con Natalie Portman, presentato in concorso al Festival del Cinema di Venezia.

La pellicola racconta dei quattro giorni che intercorrono tra la morte del presidente John Fitzgerald Kennedy e il suo funerale. Il focus è sulla moglie Jackie, che con il marito seppe dare nuova vitalità alla gestione della casa Bianca, con una manovra di comunicazione audace: fu la prima donna ad effettuare un tour televisivo per la CBS, cosicché ogni cittadino potesse entrare negli antri della sede della Presidenza. Nel film si mostrano proprio i momenti della registrazione del servizio televisivo, in bianco e nero. Si alternano altri momenti in cui un giornalista, una settimana dopo l’assassinio va nella casa di Jacqueline ad Hyannis Port per intervistarla. Lei - giornalista ed in linea con la propria tecnica di comunicazione aristocratica - lo persuade a pubblicare solo frasi che evidenziano gli aspetti elegiaci del governo di Kennedy, non i momenti di difficoltà.

Con altri flashback si torna al momento toccante in cui Jackie, a Dallas prima si trucca avanti ad uno specchio per prepararsi al tour, con il suo abito rosa. E poi torna lì con il viso bagnato del sangue del marito assassinato, cercando di pulirsi, con l’abito rosa sporco.

In aereo dice di volere delle cornamuse scozzesi per il funerale: "Sarà stato un piccolo comunistello", dice riferendosi al probabile assassino. Si chiede anche come sia potuto avvenire a Dallas: “La gente mi regalava rose gialle ad ogni fermata”.

Il passaggio ai problemi personali giunge immediato, poiché tema di finire in povertà. Riporta così l’esempio della vedova di Abramo Lincoln, anch’esso assassinato: la moglie dovette vendere tutti i mobili "solo per aver un tetto sulla testa”. Un aspetto della sua personalità tendente allo sfarzo è citata da lei stessa: “Jack mi diceva: ‘La tua vanità manderà in bancarotta il governo federale", riferendosi al piacere di circondarsi di cose belle, artisti. E in effetti ciò che voleva ricreare la coppia Kennedy-Jacqueline era una nuova Camelot, con persone che si battono per i propri ideali. “Per un breve momento di storia, c'è stato un barlume di gloria chiamato Camelot” dice Jacqueline sulle possibilità avviate dalla poetica del marito, con progressi nell’ambito del programma spaziale, dei diritti civili, i dissidi in Vietnam. Tutti processi poi gestiti dal successore di Kennedy, Lyndon B. Johnson. Lei vorrebbe un funerale sfarzoso per il marito, ma si teme per l’incolumità dei 103 capi di governo presenti.

Molti dettagli raccontabili sulle reazioni all’assassinio dell’uomo più potente del mondo sono stati eliminati da Pablo Larrain, concentrandosi solo sulla figura della First Lady. Spesso ciò comporta una superficialità nel trattare la figura della donna, tanto da dover ricorrere a flashback.

Ne esce una ritratto di donna dolorosa, che ha fatto riesumate i corpi dei figli neonati morti per permetterli vicino alla tomba del padre. Ambiziosa, certa che "non ci sarà un altro Camelot", persone che si battono per giusti ideali. Natalie Portman restituisce un’interpretazione possente, rara nella recente cinematografia.

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