Recensione Overlord, quando la guerra parla il linguaggio dell'horror
Cinema / Recensione - 12 November 2018 08:00
In sala, dall'8 novembre, produce J. J. Abrams.
Il concept embrionale di Overlord sul grande schermo appartiene a J. J. Abrams e Billy Ray. Poi Ray si è occupato di sviluppare lo script, in collaborazione con Mark L. Smith. Abrams ha preferito co-produrre il progetto, mentre la regia è stata affidata a Julius Avery.
Overlord si presenta come un curioso mash-up cinematografico tra war drama, sci-fi e un ibrido zombie movie, con un finale all'insegna del patriottismo a stelle e strisce, dalla prospettiva idilliaca dei valori, giusti e buoni, universalmente riconosciuti. Premesso: trattasi di un titolo per gli amanti del genere. Detto questo, la fotografia è accattivante, le sequenze action efficaci, grazie al legame con una trama di matrice sentimentale (strizzando l'occhio a un pubblico, dichiaratamente, più eterogeneo)
Trama Overlord, no spoiler
Private Boyce (Jovan Adepo) è letteralmente catapultato nel vivo della Seconda guerra mondiale. Da un giorno all'altro, si ritrova su un elicottero militare sopra la Francia, membro di una squadra speciale con la missione di abbattere un'antenna radio situata in cima a una chiesa e favorire il D-Day dello sbarco in Normandia.
Qualcosa va storto. Boyce e compagni, ora agli ordini di Ford (Wyatt Russell), sono costretti a rifugiarsi da Chloe (Mathilde Ollivier). La giovane donna odia i nazisti. Ha una zia orribilmente sfigurata e un adorabile figlio. Costretta al volere del capitano nazista Wafner (Pilou Asbaek), Boyce pone fine al martirio, facendo del capitano un ostaggio.
Intanto, nei sotterranei della chiesa, Boyce scopre l'orrore degli esperimenti condotti, in segreto, dai medici delle SS. Un misterioso siero, ancora non definitivamente testato, è in grado di riportare in vita i cadaveri, tramutandoli in creature aggressive, potenti e fuori controllo. Un esercito di superuomini: l'ironia, scorre lungo tutto il film e viene puntualizzata nel finale, è decisamente un'esilarante parte (integrante) dell'opera.
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