Recensione La terra di Dio di Francis Lee
Cinema / Recensione - 23 May 2018 13:30
In sala dal 24 maggio.
La terra di Dio (God's Own Country) segna il debutto alla regia di Francis Lee. Anche la sceneggiatura del film è a firma di Lee ed è, in parte, autobiografica. L'opera è stata coccolata dai maggiori festival, premiata al Sundance: è la prima produzione britannica che ottiene un riconoscimento all'evento che si tiene annualmente nella cornice di Park City. La pellicola è ambientata nella suggestiva location dello Yorkshire, luoghi già resi celebri grazie ai romanzi delle sorelle Brontë.
Johnny (Josh O’Connor) è un figlio unico, costretto a mandare avanti la fattoria di famiglia. Dopo un ictus, il padre (Ian Hart) non è autosufficiente. Una certa energia, a monitorare la situazione, risiede nella nonna (Gemma Jones). Tuttavia, il metodo di allevamento è obsoleto, non diversificato rispetto alla domanda del mercato.
Johnny è un giovane sopraffatto dalla situazione. Senza via di uscita, i piedi ben piantati nel mondo reale, non ha amici, né reali interessi. A fine giornata, si concede la sbronza serale e qualche incontro di sesso occasionale.
È la stagione della nascita degli agnelli. A coadiuvare Johnny nel lavoro, arriva Gheorghe (Alec Secareanu). Al ragazzo rumeno, chiamato per una settimana, è destinato un alloggio squallido e precario. Tuttavia, Gheorghe, inizialmente guardato con sospetto, si guadagna la fiducia del nucleo famigliare: è un esperto allevatore e sa salvare la vita agli agnelli più deboli. Soprattutto, ha dovuto assistere alla fine della sua stessa fattoria di famiglia, a causa di politiche inadeguate.
Johnny e Gheorghe finiscono per amarsi. L'uno è minato nella fragilità con l'avvento di un altro ictus del padre. L'altro si attacca, risoluto, alle proprie convinzioni, frutto dell'esperienza. Forse, quel Johnny non è la persona giusta.
La terra di Dio è un'opera con un malinconico sguardo sulle contraddizioni di un Paese doubleface, quello rurale a contrasto con quello metropolitano della City. Le due facce della Brexit?
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