Recensione Il sacrificio del cervo sacro con Nicole Kidman e Colin Farrell, premiato a Cannes

Cinema / Recensione - 26 June 2018 08:00

Il film di Yorgos Lanthimos, in sala dal 28 giugno.

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Film Il colibrì - video

Il sacrificio del cervo sacro (The Killing of a Sacred Deer) è il film di Yorgos Lanthimos che, a Cannes, ha vinto la Palma d'oro per la Miglior sceneggiatura, realizzata dal regista greco in collaborazione con Efthymis Filippou.

Film Il Sacrificio del Cervo Sacro
Film Il sacrificio del cervo sacro

Steven Murphy (Colin Farrell) è uno stimato cardiochirurgo. Vive una vita agiata, insieme alla moglie medico Anna (Nicole Kidman) e i due figli, il piccolo di casa Bob (Sunny Suljic) e l'ormai adolescente Kim (Raffey Cassidy).


Steven ha una misteriosa frequentazione con Martin (Barry Keoghan), un ragazzo estremamente accondiscendente e solitario. Martin ha di recente perso il padre.

Tra un incontro alla caffetteria e un regalo, Steven introduce Martin nella sua cerchia famigliare. Moglie e figlia rimangono affascinate dalla sua natura gentile. Martin vuole ricambiare il gesto e invita il dottore a cena, il giorno successivo, a casa sua. La serata prende una piega imbarazzante con l'uomo costretto a fuggire dalle spinte avances della madre (Alicia Silverstone) del giovane.

A questo punto, Lanthimos decide di scoprire, anche se con parsimonia, le carte. L'adorabile Bob comincia a stare male. Una mattina si sveglia senza più riuscire a camminare. Ricoverato all'ospedale, dove lavora il padre, comincia a rifiutare il cibo. Esami e analisi danno riscontri negativi. L'equipe, composta da luminari, è costretta a concludere che si possa trattare di una malattia psicosomatica.
Nel frattempo, anche Kim rimane paralizzata e non riesce a ingoiare niente di solido.

Martin obbliga il cardiochirurgo a un incontro. Da qui in poi, la trama rivela il debito alla tragedia di Euripede, Ifigenia in Aulide.

Il sacrificio del cervo sacro è un film provocatorio, cifra stilistica abitualmente riconosciuta nelle corde di Lanthimos. I limiti dell'orizzonte borghese sono messi a nudo anche, forse, grazie alle scelte drammaturgiche di certe sequenze disturbanti. La mancanza di empatia con il destino tragico dei protagonisti, a parte il piccolo Bob, non può essere un caso.


© Riproduzione riservata


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