Recensione Il filo nascosto con Daniel Day-Lewis candidato agli Oscar

Cinema / Recensione - 22 February 2018 08:00

L'ottavo film di Paul Thomas Anderson debutta oggi nelle sale italiane.

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Film Renfield - video

Il filo nascosto” è il nuovo film di Paul Thomas Anderson con Daniel Day-Lewis. La pellicola sarà protagonista nella notte degli Oscar 2018 con sei candidature, tra le quali quella di Miglior film, Miglior regista e Miglior attore protagonista.

Il filo nascosto

Reynolds Woodcock (Daniel Day-Lewis) è il re indiscusso dell'Haute Couture nella Londra Anni Cinquanta. L'atelier, creato insieme alla sorella Cyril (Lesley Manville), è il tempio in cui ogni donna, di qualsiasi età, gusto e classe sociale sogna di essere ricevuta.
Woodcock lavora alle sue creazioni con dedizione assoluta e maniacale. Non sono concesse frivolezze, nè distrazioni. Scapolo convinto, è circondato da donne. Tuttavia, nessuna deve diventare ingombrante: nel caso, spetta a Cyril il compito di allontanarle con discrezione.

L'incontro con una giovane cameriera cambierà gli (s)equilibri di casa Woodcock: l'angelica Alma (Vicky Krieps) si rivelerà una figura determinata, ambigua e manipolatrice.
Musa e amante dello stilista, sarà capace di conquistarsi anche l'affetto della sorella Cyril: Reynolds, il lupesco “ragazzo affamato”, si ritroverà nella trappola amorosa e folle di Alma.

I protagonisti sembrano usciti da un romanzo gotico. La trama, senza svelare altro, diventa la più sofisticata delle ghost story. Ma il film è anche una fiaba romantica, impreziosita dalla black comedy: un veleno dalle insospettabili proprietà balsamiche, come il tè di una colazione o la frittata preparata da Alma a Reynolds.

“Il filo nascosto” seduce lo spettatore, pur relegandolo al suo ruolo.
Magnifici abiti sono cuciti da sarte esperte e dignitose nelle cuciture nottune, se accade l'imprevisto e la committente è un'Altezza Reale.
D'altra parte, la ricchezza non può supplire alla volgarità mal tollerata nell'atelier: le creazioni di casa Woodcock non possono trovare dimora nei sontuosi palazzi di ereditiere scomposte o rozze. 

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