Recensione film Finalement, il coraggio della follia

Cinema / Recensione - 14 September 2024 14:00

Scopri la recensione di Finalement, il film di Claude Lelouch con Kad Merad: trama, cast, critica

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Film The Ministry of Ungentlemanly Warfare - video

Lino (Kad Merad) chiede a un pastore un passaggio: confessa di essere stato accusato di stupro, e di fuggire. Il pastore gli chiede se sia vero, Lino tergiversa, e poi lui chiama la polizia.
In un negozio di anticaglie fa la corte alla proprietaria, e – dopo aver rivelato di essere un attore di film porno - acquista una tromba. Chiede un passaggio a uno psicologo, e poi gli paga la multa per eccesso di velocità. Dice di essere un regista un avvocato esperto in crimini sessuali.

Difende poi un professore, che aveva un relazione con una studentessa e che poi va con la madre: la studentessa quando li scopre in piscina insieme, uccide la madre si spara, e l’insegnante è accusato di omicidio. “Siamo tutti vittima di un’impressione” arringa Lino davanti al processo.


Mostra del Cinema di Venezia 2024 - video

Lino alla famiglia confessa di essere affetto da una “degenerazione fronto-temporale”, come diagnosticato dal medico. O una “follia dei sentimenti”, per cui sproloquia rivelando tutto ciò che pensa, “senza filtri”. Claude Lelouch, ormai al 54esimo lungometraggio, in Finalement non ha più remore nel raccontare ciò che pensa, come il protagonista del suo film. Ne nasce una pellicola sincera e surreale, per quanto possa essere lunatico il modo di ragionare di una persona nel mezzo di una crisi esistenziale.

Il metodo surreale del film Finalement

Rispetto a colleghi registi che dopo una lunga carriera si chiudono in se stessi raccontando vicende che tentano di attirare l’attenzione di un pubblico ormai perso, Lelouch si apre a nuove strade, con il coraggio di un adolescente che si perde nella folla. Il viaggio di Lino è quello che non abbiamo il coraggio di compiere, bloccati nel ménage quotidiano, che censura le nuove iniziative.

Il film pecca d’ingenuità nel presentare le stramberie del personaggio, che non sa neanche lui dove andare. Urla da solo in campagna, a una corsa di automobili suona la tromba, partecipa al Festival di Avignone. È qui che la moglie Léa (Elsa Zylberstein) lo trova grazie a un detective. Quando gli viene diagnosticata una demenza, ciò non limita la spontaneità del suo carattere, anzi avvalora l’idea che la malattia mentale sia solo una giustificazione medica per spiegare la sua follia momentanea.


Una lacuna sono i salti temporali del film - al cinema dal 19 settembre - che non fanno comprendere se si tratti dell’immaginazione di Lino che ipotizza le scene, o se accadano realmente. Ma in una pellicola che alterna presente e possibilità, raccontati con la stessa vividezza sullo schermo, è un difetto che resta concesso. 

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