Recensione del film Plane
Plane è il film al cinema

Il pilota commerciale Brodie Torrance (Gerard Butler) vola da Singapore a
Honolulu via Tokyo. Dopo che il suo aereo ha subito danni a causa di una tempesta
nel Mar Cinese Meridionale, Brodie è costretto ad atterrare su un’isola, Jolo, nelle
Filippine.
La trama del film Plane
Qui il film di sopravvivenza Plane prende il sopravvento su quello d’azione, e la lotta di Brodie in mezzo alla giungla è anche quella dello spettatore che tenta di comprendere come una situazione così fittizia sia potuta accadere. Nell’aereo c’è anche Louis Gaspare (Mike Colter), un passeggero estradato con l'accusa di omicidio. Così il tema della permanenza in un ambiente ostile, si unisce a quello del timore di essere in balìa di un presunto killer. Tutti i passeggeri si chiedono come lasciare l’isola: infatti, Jolo è legata a episodi di terrorismo del gruppo paramilitare separatista islamico Abu Sayyaf. Per questo motivo, le autorità statunitensi non sono disposte a inviare truppe in quell’area, dove è presente un gruppo militante e pirata jihadista che segue la dottrina wahhabita.
La recensione del film Plane
È su tale aspetto socio-politico che il film assume maggiore interesse, perché – pur nelle coincidenze forzate – propone un timore realistico. Quello di trovarsi prigionieri in un paese ostile, e di non potere uscirne.
Lo scontro tra le due forze è imprescindibile, tanto che Torrance - nella giungla – è attaccato da un miliziano. Quando tornano dai passeggeri, si accorgono che le milizie li hanno catturati, uccidendone due.
Pur se gli stereotipi del film thriller sono tutti rispettati, essi sono posti in contesti inattesi, e per questo Plane assume la fisionomia di una pellicola singolare. Il regista Jean-François Richet - che ha già diretto Blood Father e The Emperor of Paris – propone una violenza viscerale, presentata con quel tanto di autenticità da far sobbalzare lo spettatore, anche se il contesto appare irreale. Ma tutto non si può avere tutto, da un film con un aereo precipitato proprio in un luogo in cui i jihadisti decapitano gli intrusi.
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