Recensione del film Pirati dei Caraibi - La vendetta di Salazar
Cinema / Recensione - 25 May 2017 08:00
"Pirati dei Caraibi - La vendetta di Salazar" è un nuovo film del franchise nato nel 2003 con Johnny Depp.
Pirati dei Caraibi - La vendetta di Salazar (“Pirates of the Caribbean: Dead Men Tell No Tales”) è il film di Joachim Rønning e Espen Sandberg nelle sale. Nel cast ci sono Johnny Depp, Javier Bardem, Brenton Thwaites, Kaya Scodelario.
La narrazione procede senza troppi balzi di suspense, come si addice ad un racconto che deve richiamare sopratutto l’attenzione dei giovani. Capitan Jack Sparrow (Johnny Depp) è il bucaniere poco esemplare che deve fronteggiare un nemico fetido, Capitano Salazar (Javier Bardem). Questi guida la nave Silent Mary, ha una ciurma di non morti e uccide i pirati dei Caraibi. Henry (Brenton Thwaites) è un marinaio che cerca il Tridente di Poseidone, capace di liberare il padre da una maledizione eterna; Carina Smyth (Kaya Scodelario) usa il Diario di Galileo per intuire come le stelle la condurranno al tesoro che racchiude il potere dei mari. In fondo all’oceano c’è Shansa (Golshifteh Farahani), la strega del mare cui pirati e marinai chiedono aiuto.
Un tono particolare lo restituisce Capitan Hector Barbossa (Geoffrey Rush), amico di Jack Sparrow e che ha una ricchezza conquistata sconfiggendo Barbanera: infatti consegna al film una parte quasi da business man, essendo un maestro degli affari, e che per avere profitti ulteriori cerca anche lui il Tridente di Poseidone.
Non mancano momenti di ironia, come quando Salazar dice: “Cominciate a credere alle storie dei fantasmi. Ci siete dentro”. Oppure di elegia scenorafica, con lo sbarco dei soldati sulla riva del mare. “Volevamo che fosse un viaggio, divertente, spaventoso e commovente”, hanno affermato i registi.
La temperie visiva è il motivo essenziale per vedere il film, che invece per quanto concerne la narrazione procede per picchi avventurosi tesi a creare clamore. Jack Sparrow è in una situazione di sfortuna, cui segue il pericolo della morte incontrando marinai fantasma (guidati da un pauroso Capitano, Salazar abietto anche fisicamente). La salvezza è ultraterrena, con un Tridente dai poteri superiori, e per procedere Jack Sparrow deve usare il mistero delle stelle (l’alleanza con l’astronoma Carina Smyth), mentre l’altro aiuto è pericoloso (la nave guidata da Henry).
“Pirati dei Caraibi - La vendetta di Salazar” si muove nella paura raffigurata come ci s’immagina, e nella salvezza riproposta in belle forme (l’astronoma Carina Smyth è seducente). Non ci sono ossimori, contrasti ma solo attese esaudite. Ed è la prevedibilità del film che anche la critica statunitense ha evidenziato, dalla difficoltà di rendere coerente una catena di eventi (The Telegraph), alle azioni che procedono rumorosamente (The Hollywood Reporter), alle necessità di ricorrere ad un divertimento continuo (TheWrap).
La regia è affidata ai norvegesi Joachim Rønning ed Espen Sandberg, che hanno lavorato a “Kon-Tiki” e alla miniserie ”Marco Polo”.
Ma è ciò che propone la Disney, dai primi film della saga “La Maledizione della Prima Luna” (2003), alla presenza inspiegabile di un forziere fantasma (2006), ai confini del mondo (2007), quelli del mare (2011). Fino alla recente trama favoleggiante de “La bella e la bestia”, modificata dall’ironia di “Guardiani della galassia Vol. 2”.
È un genere di film che tende a proporre un mondo migliore di quello in cui viviamo, più rischioso e - anche se pauroso - capace di attrarre per risiedervi nelle due ore di proiezione. Diverso da quello inquieto di “Animali fantastici e dove trovarlI”, in cui il passaggio ad una realtà ulteriore era anche raccapricciante.
Per condurre a questa dimensione ulteriore il lavoro è tutto svolto in fase di produzione: le riprese di “Pirati dei Caraibi - La vendetta di Salazar” si sono svolte sulla costa orientale dell’Australia, tra il golfo di Moreton, riserve naturali. Lo scenografo Nigel Phelps ha costruito un villaggio caraibico, la tomba di un dio sul fondo dell’oceano, 13 navi alcune lunghe 48 metri, il “castello galleggiante” di Capitano Salazar. Un’arena ospitava vascelli quasi a grandezza naturale montati su sospensioni cardaniche controllate al computer. La costumista Penny Rose ha creato 2000 costumi, capelli, scarpe e accessori.
Quindi è lo stesso meccanismo produttivo usato da Steven Spielberg per “GGG - Il Grande Gigante Gentile”, con effetti speciali e visivi dirompenti, cui si unisce qui il ricorso ad un franchise già collaudato. L’unione di quesi due aspetti restituisce - alla visione - la possibilità che solo al cinema si abbia una vita superiore a quella in cui viviamo.
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