Recensione del film Il segreto
Cinema / Recensione - 06 April 2017 07:30
"Il segreto" è il film di Jim Sheridan con Rooney Mara, Vanessa Redgrave: è tratto dal romanzo "The Secret Scripture".
Il segreto (“The Secret Scripture”) è il film di Jim Sheridan nelle sale, con Rooney Mara, Vanessa Redgrave, Jack Reynor, Theo James e Eric Bana.
La protagonista è una donna anziana, Roseanne McNulty (Redgrave) che ora risiede nel Roscommon Regional Hospital Mental. È lì da circa cinquanta anni e decide di raccontare la sua storia.
Inizia così un’evocazione ambigua, ambientata nel 1942: lei giovane è internata in un ospedale psichiatrico da un sacerdote, Padre Gaunt (Theo James). Qui Rose trascorre decenni, e si dedica alla scrittura del suo ‘testo sacro’ (“The Secret Scripture” è il titolo inglese del film). “Devo trovare un parente che mi reclami, altrimenti resterò qui per sempre”, legge Rose dal suo diario.
Rose era anche desiderata dagli uomini, sia per la sua bellezza che per il carattere caparbio. Non è semplice da controllare, è combattiva e il suo stesso atteggiamento seduce i giovani. Forse era sposata con Michael McNulty, un pilota: così racconta, ma le verità spesso sono frutto della fantasia.
Padre Gaunt è un sacerdote appena arrivato nella parrocchia. Si innamora di Rose, la quale ha una relazione con un altro uomo. È rigoroso verso i suoi principi, ma il suo atteggiamento è compromesso dai sentimenti che prova per Rose, i quali inficiano anche la sua credenza verso Dio e la chiesa. “Ci prenderemo cura di lei, qui”, sentenzia il medico dell’ospedale.
Emerge così una gravidanza di Rose, che ci riconduce all’epoca attuale - ovvero l’anno 1992 - quando ‘Lady Rose’ è avvicinata dal dottor Grene (Eric Bana), psichiatra incaricato di effettuare una nuova valutazione dello stato mentale di Rose in previsione di un suo trasferimento dal manicomio St Malachy ad una nuova struttura. È Grene che ristabilisce la verità di quel segreto da svelare, tanto da entrare in collisione con il dottor Hart (Adrian Dunbar), che considera Rose una vecchia folle. Rose era pazza oppure fingeva?
Da evento reale il film diventa quindi anche sociale ed esistenziale. Molti furono i casi di persone internate in quegli anni, senza che ne fosse esigenza reale. Lo stesso scrittore Sebastian Barry - dal cui romanzo del 2008 è tratto il film - ha scritto la storia da un evento reale: mentre andava in auto verso Sligo, la madre gli indicò una capanna e disse che era quella in cui la prima moglie di un suo zio visse, prima di essere rinchiusa in un manicomio dalla famiglia. Nulla di più si sapeva, se non che era bellissima e che lo zio era malvagio. Ciò ispirò il suo romanzo, quasi per dare dignità di racconto questa donna.
Il film si muove tra la recitazione impellente di Rooney Mara, e quella caparbia d Vanessa Redgrave. Quasi che la verità della loro mimica sia una componente fondamentale per ristabilire la verità, resa cinerea dalla polvere dell’ignoranza medica. Un tema che il regista Ji Sheridan aveva affrontato anche in “Dream House” (2011), dove i nuovi inquilini di una casa scoprono la vicenda della donna che vi abitava, internata. Uscire da un stato di vittimismo è anche il tema di “Brothers” (2014), in cui il soldato Sam è prigioniero dei talebani, e quando torna casa non riesce a scrollare l’incubo passato tanto da essere ricoverato in un ospedale psichiatrico.
A questo processo si unisce la scenografia di Derek Wallace, che ha visitato ex manicomi e ospedali psichiatrici in tutta l’Irlanda. “Abbiamo incontrato persone che hanno lavorato in quelle strutture e l'aspetto principale che abbiamo notato è che sembravano tutte legate alle comunità locali”, ha detto Wallace. La fotografia di Mikhail Krichman pur delirando una realtà minimale, riesce a renderla grandiosa.
Anche un film come “Agnus dei” (2016) raccontava l’abuso sulle donne nello stesso periodo storico de “Il segreto”: qui le suore che restavano incinte - perché violentate dai soldati - vedevano allontanare il neonato dalla madre superiora. Ma ne l “Il segreto” emerge anche una speranza ulteriore: che la cecità della scienza possa essere contrastata.
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