Recensione del film Barracuda, la tensione familiare apprezzata dalla critica
Cinema / Recensione - 12 October 2017 08:00
"Barracuda" è il film nelle sale statunitensi ben accolto dalla critica. Mauxa l'ha visto in anteprima.
Barracuda è il film di Julie Halperin e Jason Cortlund, uscito nelle sale statunitensi in questi giorni e che ha ottenuto un ottimo successo di critica.
I primi minuti, con una barca su un lago dorato, un saluto sulla tomba di un uomo dove si versa del whisky si svolgono in silenzio. Quello di cui molti film avrebbero bisogno per essere apprezzati.
La vita di Merle (Allison Tolman, protagonista della serie “Fargo") comincia a mutare quando Sinaloa (Sophie Reid), una sorella mai conosciuta appare sulla soglia della sua casa in Texas.
Il discorso sulla veranda tra le due donne è di odio e accettazione, nel tentativo di scoprire una verità che è di difficile comprensione. Com’è ovvio Sinaloa è l’opposto di Merle: una è esuberante quanto l’altra cerebrale. Il fidanzato di Merle, Raul (Luis Bordonada) fa da paciere in questa situazione stramba, che lentamente acquista suspense. Le due donne ritrovate camminano per la campagna cercando di comprendersi, raccontano un passato che sembra limpido ad entrambe. Tutto si regge sulle loro parole, i gesti attenuati che fanno emergere un disagio difficile da celare. La Tolman è bravissima ad affossare un sospetto nel sentimentalismo, quello di chi spera di aver trovato un familiare perduto, e pur se dubita che ciò sia reale, si costringe a confidare. Quanti vorrebbero ritrovare una persona perduta, e nella familiarità dei reciproci discorsi mettere da parte i dubbi?
Quando ad una festa Sinaloa conosce un ragazzo che la invita a fare una passeggiata in barca, Merle è anche gelosa.
Sinaloa suona la chitarra, Merle apprezza questo nuovo passato riacquistato. La giovane canta anche in un locale. Spesso i colloqui tra le due donne tendono a surclassare la trama, fino al dissidio che le dividerà, simboleggiato anche da un incidente stradale notturno in cui un cane muore.
E quella tomba inquadrata ad inizio film, che era del padre di entrambe che si dimenticò della giovane figlia Sinaloa avuta durante un tour - lui era musicista - è anche il simbolo di un’eredità voluta da Sinaloa. E lei si sente come il corvo che posa sull’albero davanti alla casa della madre di Merle, Patricia (JoBeth Williams) che tragicamente le chiude la porta in faccia.
Il personaggio di Sinaloa è troppo sommario per eseguire i suoi gesti, e con un tratto psicologico non approfondito. Così la sua comparsa pare immotivata e dalle conseguenze troppo inattese. Ma la tensione che il film crea è reale, soprattutto per come affronta i rapporti femminili, tra diffidenza e cameratismo.
La critica ha ben commentato lo spessore che il film “Barracuda” riesce a creare sopra una superficie tranquilla, con minaccia e mistero (Los Angeles Times), tra immagini luminose e momenti inattesi ed evitando le “scorciatoie narrative o cliché” (TheWrap), disegnando una coppia di notevole complessità psicologica (Slant Magazine).
E il nervosismo tra fende le due donne fa emergere le reciproche fragilità, che senza questo incontro non sarebbero esplose.
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