Recensione del film American Assassin
Cinema / Recensione - 23 November 2017 08:00
"American Assassin" è il film di Michael Cuesta tratto da un romanzo\r\n
American Assassin è il film di Michael Cuesta con Dylan O'Brien, Michael Keaton, Sanaa Lathan.
\r\nMitch Rapp (Dylan O’Brien) e la sua ragazza sono in vacanza a Ibiza, in Spagna. Lei sta facendo il bagno nella spiaggia assolata, lui le regala una collana e si allontana per portarle un drink. Ma gli spari coprono i suoni della tranquillità, e dei terroristi fucilano le persone sulla spiaggia. Tra queste c’è anche la fidanzata di Mitch.
\r\nL’inizio del film è ancor più crudo se si pensa che un fatto simile è avvenuto nel 2015, con l’attentato nella spiaggia di Susa in Turchia. La cellula jihadista che ha compito la strage è ora l’unico obiettivo di Mitch, che dopo diciotto mesi inizia un allenamento in una sezione speciale della CIA. Tramite internet contatta il terrorista responsabile dell'omicidio della ragazza, e riesce ad incontralo. Quando Mitch - legato ad una sedia - è pronto ad ucciderlo, la cellula viene sterminata dalle forze speciali statunitensi. Qui Mitch pugnala comunque il terrorista già esanime.
\r\nIl film che era iniziato come racconto di un orrore, un po’ come “The Impossible” (2012) sceglie poi la strada del facile thriller spionistico. Infatti Mitch presso la CIA è sottoposto a 30 giorni di debriefing, un trattamento teso ad alleviare le conseguenze emotive dell’evento traumatico.
\r\nMitch è cosi assegnato - per la sua audacia - ad un’unità operativa con il nome in codice Orion, con Stan Hurley (Michael Keaton) veterano della guerra fredda che lo addestra insieme ad altre potenziali reclute. Da qui il film non offre novità che non vadano oltre il tentativo di indagare su una serie di attacchi previsti in Medio Oriente, con Mitch che è ossessionato dal rancore e accetta il pericoloso incarico.
\r\nSi passa poi al plutonio da recuperare, attraversando Istanbul e Roma e scovando ipotetiche bombe nucleari.
\r\nIl regista Michael Cuesta ha diretto vari episodi di serie tv come “Six Feet Under”, e soprattutto "Homeland: Caccia alla spia” che è considerata una delle migliori serie che affronta il tema della giustizia statunitense che si contamina con il terrorismo. Lì era rappresentata da un Marine che fu ostaggio in Iraq, e tornato in patria come eroe riesce a nascondere di essersi convertilo all’Islam di al-Qaida e cerca di preparare un attacco.
\r\nQuesto aspetto delle doppia valenza del protagonista Mitch Rapp, che da vittima diventa carnefice non è motivato in “American Assassin”, ma sembra una propria esigenza di osteggiare un senso di vendetta, senza indagarne le cause. L’interpretazione dei due protagonisti è certamente all’altezza della storia, che però langue proprio nella sua esecuzione: anche il romanzo da cui è tratta, “American Assassin” (2010) di Vince Flynn è un thriller che continua la saga del militare Mitch Rapp, cominciata nel 1999 con “Transfer of Power” e proseguita per sedici volumi (l’ultimo del 2017 è “Enemy of the State”). Nel 2008 il produttore Lorenzo di Bonaventura acquistò i diritti dei romanzi per eventuali trasposizioni al cinema.
\r\nRispetto a personaggi che mettono a repentaglio le proprie vite come Jack Ryan tratto dai personaggi di Tom Clancy, Bourne da Robert Ludlum, Jack Reacher da Lee Child (leggi l’intervista all’autore), Mitch Rapp è più intorpidito, senza una spina dorsale.
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