Recensione del film ‘Dim The Fluorescents’

Cinema / Recensione - 01 February 2018 08:00

“Dim The Fluorescents” è il film su un astruso gruppo teatrale.

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Film Senza rimorso - Without Remorse - video

"Dim The Fluorescents” è il film di  Daniel Warth uscito nelle sale statunitensi, e ben accolto dalla critica.

La vicenda segue l'amicizia tra l’attrice Audrey (Claire Armstrong) e l'aspirante drammaturga Lillian (Naomi Skwarna). Le due donne dagli attriti caratteriali giungono ad una particolare forma di collaborazione: poiché la loro creatività non trova uno sbocco adeguato decidono di usare le loro capacità  per l'unico lavoro che possono trovare, dimostrazioni di ruolo in seminari aziendali. 


Dim The Fluorescents

Così le due donne passano da una professione che dovrebbe avere degli spettatori paganti, ad un ristretto numero di persone che però si lasciano incantare dalle loro performance, fatte  di ri-scritture e prove, sound design e movenze anche disinibite.

Il film diventa anche uno sfogo di come si possano adattare le necessità alle proprie virtù, tanto che le due protagoniste di fronte ai basiti  interlocutori improvvisano con mimica eccelsa argomenti che vanno da "Gestire il cliente insoddisfatto" a "Sicurezza sul posto di lavoro”.


Il film risente del budget limitato, tanto che quasi tutte le scene si delineano con dialoghi in interni. Ma è proprio questo il fulcro di un tipo di cinema indipendente, che pur di raccontare delle vicende inventa storia quasi astruse, con la stessa efficacia delle due protagoniste mentre si esibiscono di fronte al pubblico composto  da dirigenti.

Sarà uno spettacolo per una conferenza alberghiera con un pubblico previsto di trecento persone a far quasi deragliare l’amicizia tra Audrey e Lillian, composta da confessioni inattese e rappacificazione.

Il cinema indipendente - che spesso è relegato ai Festival - trova in “Dim the Fluorescents” una freschezza di cui si è ben resa conto la stampa statunitense. È stata infatti definito capace di mostrare un naturalismo smorzato che rappresenta il miglior stile di quel recente cinema (Av Club), sforando quelle rigidità e limitazioni formali autoimposte che affliggono molti titoli indie (The Film Stage).

La difficoltà maggiore è tenere a bada la storia che alterna un’amicizia femminile imperfetta con la lotta eterna dell’artista. Nonostante questi difetti “Dim the Fluorescents” trabocca di sincerità, e come nelle produzioni di “Landline” con John Turturro, “Most Beautiful Island” di Ana Asensio fa trapelare quelle volontà di raccontare che nessun budget può fermare.

© Riproduzione riservata



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