Recensione Buffalo Boys, pulp western per la regia di Mike Wiluan
Disponibile in VOD, distribuito da Samuel Goldwyn Films.

Selezionato come miglior film indonesiano agli Oscar, senza essere stato candidato, in Buffalo Boys si avverte una certa nostalgia per lo spaghetti western. Per il resto, è anche un solido action con spettacolari sequenze di sparatorie e lotta marziale. I fan del genere non dovrebbero rimanere delusi.
Buffalo
Boys è radicato nel folklore di un popolo asiatico. Tuttavia, lo
stesso regista Mike Wiluan ha dichiarato di non voler raccontare una
storia di colonialismo intrisa di tematiche politiche. L'intento,
invece, è stato quello di confezionare un buon prodotto di
intrattenimento, evitando snodi drammatici. Insomma, un western che
strizza l'occhio alla filmografia di un Tarantino, in cui le scene di
violenza sono intese in pieno stile pulp.
la sceneggiatura è a firma di Wiluan, in collaborazione con Raymond Lee e Rayya Makarim.
Schede
Imponente il lavoro di casting con la selezione di oltre duecento comparse. La fortuna del film sta nella mostruosa performance degli stuntmen. Una parole di merito va spesa anche per la fotografia affidata a John Radel, i paesaggi di un mondo lontano sono suggestivi.
Buffalo Boys è ambientato a Java. Siamo nella seconda metà dell'Ottocento. Jamar (Ario Bayu) e Suwo (Yoshi Sudarso), ancora in fasce, sono portati dallo zio Arana (Tio Pakusadewo) nei territori di frontiera, il Wild West, in America. Qui, crescono secondo lo stile di vita dei cowboys. Ma un giorno lo zio fa sapere ai fratelli che è tempo di tornare in Indonesia e vendicare l'omicidio del padre, il sultano Hamza (Mike Lucock).
I due Buffalo Boys ritrovano l'assassino del padre, il famigerato capitano Van Trach (Reinout Bussemaker) terrorizzare la comunità di un villaggio locale. La loro sete di vendetta si tramuta nella conquista per la libertà. Colonizzatori contro indigeni, una battaglia senza esclusione di colpi.
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