Kung Fu Panda 3: recensione del film sul vincente ritrovamento della propria identità

Cinema / Recensione - 16 March 2016 08:00

Po affronterà nuovi ostacoli nel terzo film d'animazione dedicato alle sue prodezze di agile guerriero di kung fu così come incentrato sulle sue origini. Diretto da Jennifer Yuh e Alessa

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Film Un marito a metà

Kung Fu Panda 3 rappresenta il terzo capitolo incentrato sulle avventure del tanto spiritoso quanto coraggioso panda Po, per un nuovo nemico da sconfiggere ed un nuovo stato di pace interiore da raggiungere.

Dopo aver sconfitto minacciosi nemici non solo servendosi della preziosa arte del kung fu, ma anche grazie ad una profonda ricerca interiore, Po dovrà affrontare un nuovo antagonista e allo stesso tempo rivolgere a se stesso la domanda che risuona nelle orecchie del panda sin dal primo episodio: “chi sono veramente?” La trama di Kung Fu Panda 3 vede Po cimentarsi per la prima volta in un ruolo scomodo: non è più chiamato a seguire gli insegnamenti di maestro Shifu, ma dovrà impartirne di propri. In qualità di Guerriero Dragone non dovrà più unicamente combattere per difendere la valle, ma dovrà approfondire i segreti del kung fu prima impartendo lezioni ai Cinque guerrieri nonché amici, poi ad un gruppo di panda, giungendo finalmente alle sue origini e confrontandosi con i suoi simili, altri buffi e goffi panda, per un’avventura da vivere all’insegna del combattimento e di interessanti scoperte nel passato e nel presente del protagonista.

Il terzo lungometraggio della saga d’animazione presenta gli stessi eroi che il pubblico ha seguito amorevolmente nei capitoli precedenti. Il protagonista indiscusso è sempre lui, il mitico Po, decretato Guerriero Dragone dal fato, il quale è riuscito, non senza ostacoli, a dimostrare quanto la forza di volontà e il credere in se stessi possano contrastare banali apparenze, divenendo un abile combattente di kung fu nonostante l’aspetto lo sconsigliasse. Accanto all’eroe, che mostra gli stessi tratti distintivi che lo hanno reso celebre nei primi due episodi, non possono mancare i suoi seguaci, i Cinque Cicloni, nei personaggi di Tigre, Mantide, Gru, Vipera e Scimmia, in Kung Fu Panda restii ad accettare la sua diversità, in Kung Fu Panda 2 schierati al suo fianco per difendere la Cina e per proteggere un amico, ed ora pronti, in Kung Fu Panda 3, a sostenerlo davanti ad una nuova sfida oltre i confini terreni. Il nemico, il feroce Kai, infatti, proviene da un’altra dimensione ed è pronto a tutto pur di ottenere il sommo potere appropriandosi dei “ki”, ossia dell’energia interna dei più imponenti maestri, fonte di inestimabile forza e potenza.

Dovendo scavare a fondo in se stesso e toccando con mano le sue origini, Po andrà al di là delle possibilità terrene del kung fu e, appropriandosi del vero significato dell’essere il Guerriero Dragone, ossia divenire pienamente consapevole di se stesso e del suo posto nel mondo, accanto ai suoi amici e ai suoi familiari, dovrà ristabilire l’equilibrio che Kai tenterà di far vacillare. Ma questo nuovo episodio mostra un’abile commistione di toni propria dei precedenti capitoli. Agli agili scontri si inframezzano incessanti gag, come ad esempio quella che introduce l’antagonista: Kai elenca i suoi temibili appellativi affinché due poveri malcapitati lo riconoscano, ma i due non sembrano capire chi si trovano difronte finché Kai non accenna al suo compagno Oogway, il sommo maestro di Shifu, e solo allora i due sembrano ricollegare almeno il secondo nome, scatenando l’ira del pericoloso nemico.

Kung Fu Panda 3, la sfida d’animazione condotta sul grande schermo da Jennifer Yuh e Alessandro Carloni, regala una nuova pagina per le avventure vissute da Po e dai suoi compagni, entrando a contatto con nuovi ambienti, come il villaggio, quasi visione paradisiaca, dei panda, o il “luogo altro” nel quale è stato intrappolato Kai, ma ribadendo sempre lo stesso tema, anche se attraverso una nuova veste: Po, un personaggio il cui posto nella società non è ben definito, si incontra e scontra con se stesso, per poi affermare la sua identità e, attraverso una suprema presa di coscienza, divenire imbattibile.

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