Io, Arlecchino recensione film, Giorgio Pasotti ritrova arte e famiglia
Io, Arlecchino, debutto alla regia per Giorgio Pasotti che racconta il riavvicinamento di un figlio al padre morente, il cui sogno è quello di interpretare per l'ultima volta la famosa maschera

Io, Arlecchino film diretto da Giorgio Pasotti e Matteo Bini, riconosciuto di interesse culturale e realizzato con il contributo economico del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo.
Io, Arlecchino trama. Paolo è un noto conduttore di un talk show televisivo, con una vita sentimentale tormentata e un’attenzione eccessiva verso il proprio lavoro. Un giorno viene raggiunto da una telefonata che gli comunica il ricovero del padre Giovanni in ospedale. Preoccupato per il suo stato di salute lo raggiunge in un piccolo paesino della bergamasca, dove scopre che il padre ha un tumore nella fase terminale. L’anziano è un ex attore teatrale, e il suo desiderio è quello di interpretare per l’ultima volta il ruolo che l’ha accompagnato per la maggior parte della sua vita: l’Arlecchino. Insieme ad una piccola compagnia iniziano gli allestimenti, e Paolo, per accontentare il padre, inizia a collaborare e a sostenerli, cercando anche di ricucire un rapporto partendo dalle origini. In questo modo riuscirà a riscoprire se stesso, il suo ruolo nel mondo ed il valore artistico di questo folle personaggio della Commedia dell’Arte.
Io, Arlecchino recensione. L’esordio alla regia di Giorgio Pasotti è un film tanto semplice quanto intelligente e commovente. Le vicende narrate coinvolgono due mondi distanti, quello superficiale della televisione, freddo e calcolato, in contrasto con quello più viscerale ed emotivo di una piccola compagnia teatrale. E proprio da questo scontro nasce la necessità di recuperare le tradizioni del protagonista, abituato ai ritmi frenetici e a vivere rapporti impersonali, si ritrova catapultato in una valle angusta, con poche persone (che ovviamente si conoscono tutte), animate da una forza vitale a lui finora sconosciuta. Arlecchino rappresenta proprio questa spontaneità, esponente di una Commedia dell’Arte che racconta vizi e virtù, nel modo più semplice ed immediato possibile. Una volta conosciuta questa realtà, tornare indietro pare impossibile, come lo è stato per l’anziano Giovanni, così lo sarà per Paolo. E guardando questa pellicola non può non venire in mente il grande Ferruccio Soleri, dal 1959 protagonista della commedia “Arlecchino servitore di due padroni” di Giorgio Strehler, che ha fatto della famosa maschera bergamasca il proprio alter ego. E se alcune voci dicevano potesse essere proprio lui ad interpretare Giovanni, per il ruolo alla fine si è optato per un attore di spessore come Roberto Herlitzka, capace di muoversi e saltellare per il palco come fosse un ragazzino spensierato. Ed è proprio questa spensieratezza la chiave del film, l’elemento in grado di smascherare lo spettatore, facendolo ridere e commuovere senza soluzione di continuità.
Io, Arlecchino cast. Giorgio Pasotti (L’ultimo bacio) impersona il protagonista Paolo, mentre Roberto Herlitzka (La grande bellezza) veste i panni di Giovanni. Valeria Bilello (Happy Family) è invece una dolce e premurosa compaesana di Giovanni, nonché attrice nello spettacolo. Gli altri componenti della compagnia sono interpretati da Lunetta Savino (Saturno Contro), Gianni Ferreri (Nessun messaggio in segreteria) ed Eugenio De’ Giorgi. Ruolo anche per Lavinia Longhi (Italiano medio), ovvero la fidanzata di Paolo.
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