La
svolta epocale per la serie Pro Evolution Soccer
è arrivata nel 2021, con un cambio nel nome e nella formula di
gioco, diventando un free to play
dal lancio e con contenuti in arrivo nel corso dei mesi a seguire.
Un'idea che ha suscitato sin da subito alcune perplessità, sia per
un day one con modalità ridotte all'osso sia per una beta pubblica
che metteva in evidenza delle importanti lacune tecniche e di
gameplay. I dubbi e le paure sono ormai diventate delle certezze, con
una versione gratuita scaricabile su nuova e vecchia generazione che lascia
molto amaro in bocca, soprattutto dopo gli ultimi splendidi capitoli
di PES.
La
serie PES è tornata sull'ottovolante della qualità: nelle prime due
generazioni di PlayStation ha rappresentato lo stato dell'arte
videoludica, poi una generazione disastrosa su PS3/Xbox 360 e una
mezza nella precedente, salvo poi riprendersi definitivamente con il
capitolo del 2017. Meccaniche riviste, una grafica curata, un ritmo
di gioco simulativo e una fisica della palla meravigliosa hanno
riportato la serie ai fasti di un tempo. Fino ad oggi, fino al 30
settembre, data di lancio di questo strano esperimento, forse
complice uno sviluppo sulla nuova generazione
complicato,
con alcune problematiche che hanno rimescolato le carte in gioco. Uno
su tutti, oltre alla pandemia, potrebbe essere rappresentato dal
passaggio al nuovo motore grafico
Unreal Engine,
che è andato a sostituire il proprietario Fox Engine di Konami.
Quello che doveva essere un viatico verso la nuova generazione di
console non è, alla prova dei fatti, un miglioramento tecnico dei
precedenti capitoli. Tutt'altro, considerando l’impatto iniziale
straniante, con alcune imprecisioni visive fastidiose, date da una grafica poco dettagliata e pulita, un’estetica simil mobile, una lentezza in alcune
animazioni e una complessità d'azione minore rispetto all’indole simulativa di PES 2021. Scompare il raddoppio di marcatura
richiesto dal giocatore, ora in mano all'IA, con una precisione di
manovra e intervento ridotte, così come gli scontri fisici e le
animazioni che denotano qualche incertezza, passi indietro a tratti
inspiegabili per un prodotto che negli ultimi quattro anni aveva
ridisegnato stile e filosofia di gioco, ritagliandosi uno spazio ben
preciso e definito all'interno dei calcistici. Gli aspetti tecnici
grezzi si traducono quindi anche in una poca pulizia dal punto di
vista del gampelay, semplificato nelle dinamiche ma che non apporta
reali benefici in termini di gioco, vista un maggiore superficialità
e imprecisione nell'esperienza complessiva.
Se
dal punto di vista visivo e ludico eFootball si presenta come un
capitolo apocrifo, atipico nella concezione ed estraneo al percorso
intrapreso da Konami nell'ultimo lustro, lo stesso possiamo dire per
i contenuti disponibili al lancio. Le modalità sono solo due,
Match
Offline e
Eventi
Online, e vedono la presenza di
appena
nove squadre
disponibili: Juventus, Arsenal, Manchester United, FC Barcelona, FC
Bayern München, CA River Plate, SC Corinthians Paulista, CR Flamengo
e São Paulo FC. Gli stadi da scegliere sono sei: Allianz Stadium,
Old Trafford, Camp Nou, Emirates Stadium, eFootball Stadium ed
Allianz Arena. La road map di Konami, inoltre, è ben poca chiara e
definita, con date ancora mancanti, che dovrebbero aggiungere le
modalità e l'ossatura dei precedenti capitoli, tra
Master
League, Campionati,
My
Club ed
Editor,
uno dei fondamenti di PES sin dalla sua nascita, avvenuta sulla prima
PlayStation. Un'assenza che mostra come tale progetto sia davvero distante dal passato, lontano e vicino, di una serie che conta ancora
milioni di appassionati nel mondo.
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