Deepwater Horizon: recensione del film dramma umano sul disastro americano
Peter Berg dirige Mark Wahlberg, che figura anche come produttore, oltre ad avvalersi di attori come Kurt Russell e John Malkovich per un lungometraggio che ricalca la storia vera della tragedia, ma q

Mark Wahlberg è protagonista e produttore, diretto da Peter Berg, di una drammatica storia vera, il disastro ambientale che vide la maestosa piattaforma per estrazione petrolifera Deepwater Horizon capitolare inghiottita dalle fiamme e dall’oceano quel 20 aprile 2010.
Deepwater – Inferno sull’oceano narra del clamoroso errore umano che condusse la piattaforma trivellatrice semisommergibile Deepewater Horizon, situata nelle profondità dell’oceano al largo della costa della Louisiana, a cadere vittima di un’assordante esplosione, a cui seguì un incendio in cui persero la vita 11 membri di un “equipaggio” formato da 126 addetti ai lavori. Mark Wahlberg è Mike Williams, superstite della tragedia, responsabile della supervisione dei computer e dei sistemi elettrici e punto di vista primario attraverso cui si raccontano gli avvenimenti concatenati che portarono ad uno dei più madornali incidenti scatenati da mano umana che l'America ricordi. A bordo della Deepwater anche Kurt Russell per interpretare Jimmy Harrell, mentore della squadra della piattaforma, garante della sicurezza dei suoi uomini, quel 20 aprile 2010 convintosi a procedere con la fase di estrazione incalzato da Vidrine, John Malkovich, in quanto l’esecuzione dei test per verificare l’effettiva sicurezza dell’impianto non avevano dato risultati negativamente compromettenti, anche se non conformi ad un esito chiaro e fugante ogni dubbio.
Peter Berg conduce su grande schermo un adattamento basato sull’articolo pubblicato sul New York Times e curato da David Barstow, David Rohde e Stephanie Saul, volendo però ribaltare il punto di vista fino ad allora assunto nel parlare dell’accaduto: invece di focalizzarsi sulle conseguenze, Deepwater – Inferno sull’oceano analizza le cause e soprattutto si avvicina il più possibile ai 126 lavoratori che furono protagonisti dell’incidente, tendendo loro la mano in quanto eroi ordinari che hanno subito sulla loro pelle cause e conseguenze del disastro.
Deepwater pone sullo sfondo il disastro ambientale mentre in primo piano colloca il coraggio dei e la solidarietà tra i suoi sopravvissuti, omaggiando anche le sue vittime, riuscendo a sostenere una narrazione di pura adrenalina che permette allo spettatore di prendere per mano i singoli personaggi e vivere con loro quei momenti di attanagliante paura, rimanendo ancorato alla potenza comunicativa del film dall’incipit fino all’amaro epilogo. Deepwater è anche un'opera comprensiva di dati shoccanti: alle 22:00 del 20 aprile 2010 una colonna di gas metano risalì lungo la trivella, prendendo potere della piattaforma e provocando così una violenta esplosione; per un errore umano quella sera su 126 lavoratori persero la vita 11 di loro, lasciando che 50mila barili di petrolio si riversassero sul Golfo del Messico per ben 87 giorni.
Peter Berg riesce a mettere in piedi una formula perfettamente funzionante, capace di intessere la fitta trama di pathos che non accenna ad allentare il proprio corso per tutta la durata del lungometraggio. All’inizio si assiste alla preparazione del presagio imminente: quando ancora Mike Williams si trova entro le sicure mura domestiche in compagnia della sua famiglia, la figlia parla del lavoro del padre, inserendo con forza una cannuccia in una coca-cola, scatenando di lì a poco una piccola esplosione che funge da anticipazione di ciò che accadrà, unita ai presagi che realmente si verificarono, quali ad esempio l’uccello che si schiantò contro l’elicottero che trasportava Mike ed altri operai proprio il giorno in cui si diressero per l’ultima volta verso la Deepwater. Questa pellicola, dunque, si prefigge di raccontare cosa successe realmente quella devastante notte dell’aprile 2010 e, posizionandosi accanto ai suoi reali protagonisti, documentare una vicenda che rimane ancora oggi una delle pagine più buie della storia americana.
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