Deadpool: recensione dell'antieroe prevedibile dalle mille citazioni

Cinema / Recensione - 18 February 2016 08:00

L'universo della Marvel Comics conduce al cinema il primo lungometraggio dedicato all'ex membro delle forze speciali Wade Wilson. Ripercorrendo la storia che lo ha condotto nella stravagante tuta di D

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Ryan Reynolds veste le sembianze di Deadpool e, diretto da Tim Miller, dà un’espressione ed un corpo ad un “supereroe cattivo” che diverte, ma pecca di mancanza di originalità che duri nel tempo.

Deadpool è un cinecomic sui generis che riesce a mescolare l’action tipica di un supereroe con una storia d’amore. La trama ruota intorno all’egocentrica figura di Wade Wilson, un ex membro delle forze speciali che minaccia i “cattivi più cattivi di lui”, un antieroe anticonvenzionale che cede al suo lato più sensibile, in balia del sentimento che tutto muove, l’amore. A seguito della diagnosi di un cancro terminale, Wade Wilson riceve una proposta di speranza da parte di un’organizzazione che si muove nell’ombra dell’illegalità. Sperando di riguadagnare la sua vita, Wade si affida alle drastiche cure dell’organizzazione, perpetrate da parte di un losco individuo senza sentimenti, il cui nome è Francis, il quale riuscirà ad attivare le cellule mutanti nel povero Wade, ma a caro prezzo… Pronto a vendicarsi di colui che lo ha marchiato per sempre, destinandolo all’immortalità e alla rigenerazione corporea perenne, il redivivo Deadpool si diverte a causare incidenti e feriti pur di mettere le mani su Francis. Supportato e sopportato da altri due mutanti, di cui il mitico Colosso, Deadpool scoverà Francis e cercherà di salvare la sua amata, che aveva perso anni prima a causa della sua trasformazione in supereroe.

Deadpool mostra segni di originalità, cercando di districarsi dal labirinto dei cinecomic più banali, ma si perde in cliché disseminati in una sceneggiatura piuttosto prevedibile. I comici ed irriverenti titoli di testa introducono una scena d’azione scoppiettante e ricca di piroette e proiettili, tesi a fare elogio delle abilità del protagonista supereroe, lasciando poi spazio a numerosi flashback narranti i fatti che hanno condotto alla nascita di Deadpool. L’intensa storia d’amore, corredata di battute più e meno riuscite, lascia il posto alla realtà dell’uomo che ha perso la donna amata a causa di ciò che è diventato e dunque si batte per riottenere la sua vita. In modo frenetico si affastellano duri scontri, gag e flashback, tutti intrecciati a sarcasmo e comicità di un personaggio che adora inserire citazioni all’interno dei suoi lunghi discorsi, ma non sempre riesce ad essere pungente quanto ci si aspetterebbe, dando origine a sorrisi amari.

Tim Miller è stato il regista prescelto per condurre sul grande schermo un film interamente dedicato a Deadpool. L’antieroe della Marvel Comics, interpretato da un Ryan Reynolds che conferisce carattere al suo personaggio, riesce a barcamenarsi nella storia in cui è stato inscritto, ma non brilla di luce propria come dovrebbe essere chiamato a fare. Il mood action è sempre presente e sfocia nel grottesco in determinati combattimenti corpo a corpo, sminuendo un lavoro che denota frammenti di originalità, primo tra tutti il desiderio, presto espresso, di non prendersi sul serio e di giocare con lo spettatore per un film che punta il dito proprio contro se stesso!

Deadpool, dunque, non sorprende per un lavoro eccelso né disorienta eccessivamente lo sguardo. Il cinecomic di Tim Miller dona ad un personaggio dei fumetti quella celebrità che altri supereroi si sono conquistati prima e conquisteranno poi, rendendo Deadpool una meteora tra tante, anche se il tono anticonvenzionale utilizzato lo contraddistinguerà in eterno.

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