Cattivi vicini 2: recensione del film sulla presunta comicità derivante dall'immaturità
Cinema / Recensione - 29 June 2016 08:00
Seth Rogen e Zac Efron tornano ad essere diretti da Nicholas Stoller per il sequel della commedia Cattivi vicini, incentrata sul passaggio definitivo, mal riuscito, verso la maturità, con perso
Cattivi vicini 2, che vede alla regia nuovamente Nicholas Stoller, permette ad una nuova guerra tra vicini di casa di avere luogo, per una fin troppo vivace commedia senza esclusione di colpi… e di gag.
Il team creativo dietro il sequel di "Cattivi vicini" realizza il secondo capitolo che vede il ritorno dei “vecchi” protagonisti che hanno fatto la fortuna del primo, reinventando una nuova trama. Mac (Seth Rogen) e Kelly (Rose Byrne) si dimostrano entusiasti del futuro che li attende in una nuova casa con la primogenita in crescita… ma prima devono riuscire a vendere la vecchia abitazione! Tutto sembra andare per il meglio fino a quando, proprio nella casa accanto a quella di Mac e Kelly, non si stabilisce la sorellanza delle Kappa Nu. Mancano solo trenta giorni affinché l’acquirente sia definitivamente proprietario della casa che un tempo ha dato seri problemi ai Radner, ma le rumorose feste ed il comportamento fuori controllo delle ragazze della sorellanza, capitanate da un’agguerrita Shelby (Chloe Grace Moretz), non renderanno la vita facile e così, nel tentativo di trovare una soluzione ad un problema molto simile a quello già incontrato in passato, Mac e Kelly chiederanno aiuto all’unico tanto svitato da saper interloquire con una sfrenata sorellanza, Teddy Sanders (Zac Efron), ex leader della Delta Psi.
Nicholas Stoller propone, dopo due anni dall’uscita di Cattivi vicini, il sequel della commedia che nel 2014 vedeva un’accesa rivalità tra una coppia che si affacciava al passo più lungo verso la piena maturità responsabile, ossia divenire genitori, ed un gruppo di scalmanati universitari, i confratelli della Delta Psi, tra cui primeggiava il festaiolo Teddy Sanders. Mentre nel primo capitolo Nicholas Stroller aveva curato unicamente la regia, in Cattivi vicini 2 mette mano anche alla sceneggiatura, ridefinendo i ruoli spettanti ai protagonisti della commedia, primi tra tutti Seth Rogen e Zac Efron, rispettivamente interpretanti Mac Radner e Teddy Sanders.
Rispetto al primo Cattivi vicini, il sequel presenta diversi punti di distacco, tentando in una certa misura di emanciparsi dal primo film non solo inglobando nuovi personaggi, e quindi nuovi problemi da risolvere, ma anche operando una trasformazione in quelli preesistenti. In Cattivi vicini (Neighbors) lo spettatore era posto davanti ad una guerra per il vero e proprio “dominio del territorio” che vedeva su un fronte la coppia formata da Seth Rogen e Rose Byrne e sull’altro la confraternita di stampo maschile di cui era leader un egocentrico Zac Efron, dunque quest’ultimo era il principale antagonista che la coppia si ritrovava a dover fronteggiare. Cattivi vicini esponeva quindi il difficile distacco dall’immaturità giovanile e il desiderio di non divenire adulti, impersonato dai protagonisti di entrambi i fronti.
Cattivi vicini 2 (Neighbors 2: Sorority Rising), invece, vede Mac e Kelly continuare ad essere perseguitati da un gruppo di poco più che adolescenti, ma questa volta di sesso femminile, che addirittura permette a Zac Efron di stravolgere il suo ruolo da nemico ad alleato della coppia pur di sconfiggere una minaccia in via di espansione come quella rappresentata dalla sorellanza. Non solo, nel sequel della commedia i personaggi appaiono cresciuti rispetto al primo capitolo, dunque cercano di porsi nei confronti della vita in modo più maturo e responsabile… senza riuscirci. Ne è esempio emblematico la scena in cui Zac Efron si confronta con gli ex confratelli, notando come sia l’unico a non aver intrapreso ancora una strada che conduca verso la maturità adulta. Ed è proprio questo tema che contribuisce a definire Cattivi vicini 2 come una commedia che punta alla risata più infantile scatenata da gag costantemente viranti sulla sfera sessuale, elemento onnipresente nel film, senza però offrire una più convincente analisi del passaggio dall’immaturità alla maturità, che si perde nei meandri delle scene “teoricamente” comiche.
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