Ave, Cesare!, recensione del film dissacrante emulazione dell'Hollywood System
Cinema / Recensione - 09 March 2016 08:00
Joel e Ethan Coen dirigono Ave, Cesare! con un nutrito cast di attori internazionali, quali tra i tanti Josh Brolin, George Clooney e Scarlett Johansson, molti dei quali chiamati ad interpretare propr
I fratelli Coen propongono un ardito ritratto dell’Età d’Oro hollywoodiana, volto a smitizzare gli idoli che secondo gli Studios dovevano rasentare la perfezione apparente, concentrando la narrazione proprio su colui che muove le fila di tutto, su colui che deve far sì che l’apparenza non subisca duri colpi e non ceda difronte alla realtà dei fatti.
Ave, Cesare! presenta una ricca ed intricata trama comprendente non solo gli aspetti più propriamente appartenenti al genere commedia, ma anche spunti da film giallo, per un’attenta e precisa riflessione sui personaggi che popolano l’universo disegnato dai fratelli Coen. La vicenda è ambientata agli inizi degli anni Cinquanta all’interno del sontuoso Hollywood System. Il caposaldo dell’immaginaria casa di produzione chiamata Capitol Pictures è Eddie Mannix (Josh Brolin), colui che è chiamato a risolvere ogni problema si presenti all’orizzonte. E allora deve necessariamente porre rimedio ai comportamenti "indisciplinati" della superstar Burt Gurney (Channing Tatum) o trovare una soluzione alle preoccupazioni di DeeAnna Moran (Scarlett Johansson), e ancora cercare di accontentare il regista Laurence Laurentz (Ralph Fiennes). Tra tutti gli impegni però primeggia il dovere di escogitare un modo per “riappropriarsi” dell’amato attore Baird Whitlock (George Clooney), rapito da una misteriosa banda che pretende un lauto riscatto per ricondurlo a casa, nella Capitol Pictures che si è presa cura di lui e dei suoi successi al box office.
Marca stilistica dei film dei fratelli Coen è la delineazione di tipi umani ben distinti, tra i quali spiccano alcuni, non per le proprie virtù, ma per la propria inettitudine. Come ne L’uomo che non c’era un barbiere privo di emozioni lascia che l’esistenza gli scorra addosso, senza riuscire ad accaparrarsi un posto nella sua stessa vita, così gli attori protagonisti di Ave, Cesare!, come dell’Età d’Oro hollywoodiana, rappresentano idoli che però non riescono ad agire, ad essere responsabili delle proprie azioni, finendo con l’appoggiarsi ad un supporto esterno, alla mitica figura di Eddie Mannix, che tutto può e deve risolvere. In questo passaggio frenetico da una vicenda all’altra, da un set a quello adiacente, passando per intrighi da svelare, la regia di Joel e Ethan Coen si staglia con visibile chiarezza, volendo immortalare l’apparenza di divinità attoriali, ma scavando a fondo oltre la facciata e conducendo ad analisi la finzione che si cela dietro l’idealizzazione, volendo accomunare gli dei dell’Olimpo attoriale ai comuni mortali del pubblico che li segue.
Josh Brolin, interpretante Eddie Mannix, dà vita al fixer dell’immaginaria Capitol Pictures, il burattinaio che tiene le fila di numerose marionette, per far sì che non crollino sotto il peso dei loro vizi. Trae linfa vitale dal suo lavoro, dal continuo peregrinare avanti e indietro nel tentativo di placare ogni animo, di sedare ogni rivolta e ogni scandalo sia in agguato. Sa essere convincente, come nella scena in cui riesce a persuadere la star di film acquatici DeeAnna Moran, una brillante, ma capricciosa attrice interpretata da Scarlett Johansson, a valutare la possibilità di un ulteriore matrimonio, oltre i precedenti non andati a buon fine, facendo leva sul ruolo che la star ricopre nell’immaginario collettivo di cui fa parte, sempre sottolineando quindi come l’apparenza debba prevalere sulla verità dei fatti.
Con un misto di battute argute tese a smascherare l’ipocrisia regnante negli studios americani degli anni Cinquanta, non senza rendere loro omaggio grazie alla perfetta ricostruzione di set tipici dell’epoca, i fratelli Coen conducono sul grande schermo Ave, Cesare!, una nuova commedia intrisa di elementi suspense tipici del film giallo, per un’esaltazione parossistica dell’ego e della sua conseguente rappresentazione dissacrante, per un film che diverte e fa riflettere, tratto caratterizzante la produzione dei fratelli Coen.
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