Recensione Welcome Back, serie comics della Boom Studios
Comics / News - 03 May 2016 13:00
Recensione del comics Welcome Back scritto da Christopher Sebela con le illustrazioni di Jonathan Brandon Sawyer
Welcome Back, il comics dell’Editore statunitense Boom Studios, merita d’essere apprezzato perché, lontano dagli stereotipi supereroistici, fonda la sua originalità sull’impulso creativo di Christopher Sebela che ha elaborato una storia che attraversa le ere.
La trama di Welcome Back si sviluppa dall’antico Giappone fino al Kansas in Missouri, attraversando il tempo e lo spazio geografico, per descrivere con gli occhi di Mali, una giovane ragazza americana, la sua deprimente condizione, laureata e senza un lavoro, con bollette da pagare e posta indesiderata da bruciare, indispettita dalla sua ascendenza, si ritrova a dover lottare per la propria sopravvivenza.
Christopher Sebela traccia una narrazione scorrevole e diretta, intimamente definita nei tratti dei personaggi che descrive. Gli assassini che rinascono e si reincarnano per continuare una lotta secolare è un’intuizione felice mentre una storia dove non esiste giusto o sbagliato ma l'alternativa tra sopravvivere o spirare è una relazione saggia. Una guerra senza tempo nella quale il combattimento sembra divenuto preponderante rispetto alla motivazioni che lo animano, perché continuare a lottare o come scovare l’avversario sono gli stati d’animo che si alternano nei protagonisti della seria. Lo stile grafico Jonathan Brandon Sawyer è essenziale e determinate, rendendo al meglio le caratteristiche anche caratteriali dei personaggi.
Il tema della reincarnazione è stato da ultimo trattato al cinema in Cloud Atlas con protagonisti Tom Hanks e Halle Berry in una narrazione in cui la ricerca dell’amore e di sé trascendeva il tempo mentre in questo fumetto edito dalla Boom Studios i personaggi sembrano avere coscienza del loro passaggio in altre epoche, in un circolo temporale che si rinnova e che li pone difronte alla lotta o alle scelte inevitabili che li attendono. Nel suo complesso Welcome Back intrattiene piacevolmente il lettore, incuriosito dall’evoluzioni narrative espresse sapientemente e dalle pieghe che può prendere la storia generalmente trattata.
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