Neogenesi, Bonelli Editore presenta il futuro infetto di Carlo Ambrosini

Comics / News - 30 December 2015 09:00

Il nuovo fumetto di Carlo Ambrosini svela un futuro tutto da decifrare per la razza umana, martoriata da una terribile epidemia e governata da caos e violenza.

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Neogenesi è il nuovo fumetto di Bonelli Editore, uscito il 12 dicembre 2015, e rappresenta il nuovo capitolo mensile de Le Storie, arrivato al n.39. Il soggetto e la sceneggiatura del comic sono firmati da Carlo Ambrosini, apprezzato fumettista italiano di Dylan Dog, Napoleone e Jan Dix. Le tavole, realizzate in un graffiante bianconero, sono disegnate Giulio Camagni mentre la cover è opera di Aldo Di Gennaro.

La storia di Neogenesi è ambientata nell’aprile 2112, in un futuro terribile in cui la razza umana si trova ad affrontare molti pericoli. C’è la “Renitenza del Fattore HSS”, un’epidemia che infetta gli esseri umani e li fa regredire ad uno stadio sempre più primitivo, come delle scimmie. Inoltre uomini senza scrupoli governano il caos con la violenza, trascinando la civiltà verso un vortice di totale disintegrazione. Eppure, in un’epoca che appare già segnata e priva di futuro e di speranza, qualcosa di non prevedibile sta per accadere.

La minaccia della Renitenza del Fattore HSS ha portato gli uomini a compiere scelte estreme, che non possono non far riflettere. Il timore dell’infezione porta a reclusioni forzate, secondo una visione militaristica che tenta di disinnescare qualsiasi minaccia per la razza umana, fino anche alla soppressione. Le tavole della preview, prima dell’uscita del fumetto, già anticipavano in effetti un clima di oppressione e paura che ricorda tristemente i campi di concentramento nazisti.

Civiltà e Giungla. Eppure, come anticipato, la speranza è l’ultima a morire. E c’è anche chi, come il professor Manuel Morbe (uno dei personaggi centrali della storia), ha speso la sua vita per tentare di studiare la nuova specie, non isolandola. La domanda, in fondo alla storia, tocca i temi sempre attuali della diversità: è giusto rinchiudere gli uomini affetti dal morbo in campi di contenimento (o di concentramento, appunto), oppure è più giusto permettere che vivano liberi?

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