Moda mutande, dai granny pants di Bridget Jones al c string di Belén Rodríguez
Daily / News - 04 December 2013 07:00
Risalendo lungo l'immagine dell'individuo che andiamo analizzando da qualche articolo, giungiamo ad un punto very hot! È allora necessario parlare di un indumento tanto intimo quanto, a volte,
Moda mutande 2014. Mutatis mutandis è un’antica espressione che vuol dire: “cambiate le cose che devono essere cambiate”. E quale capo d’abbigliamento richiede d’essere sostituito con maggiore accuratezza e costanza d’un paio di mutande? Indumento scottante, controverso, squisitamente erotico e, al contempo, funzionalissimo all’igiene della persona, la mutanda trae il proprio nome dal gerundivo latino mutandus (che significa appunto “da cambiarsi”). In passato costituiva un’esclusiva maschile, di solito realizzata in lino, mentre le donne perlopiù portavano la camicia.
Quando nel Cinquecento furono introdotte, pare da Isabella d’Este, braghesse ampie che arrivavano fino al ginocchio, esse divennero subito appannaggio delle prostitute. Bisognò attendere il principio dell’Ottocento affinché, pur fra molte resistenze, le mutande venissero elette parte integrante della biancheria femminile, grazie ad un modello formato da lunghe brache tubolari, ben celate alla vista e chiamate “tubi della decenza”. Con l’andar del tempo si accorciarono ed arricciarono. Fino a raggiungere, a metà Novecento, le sembianze dei cosiddetti mutandoni della nonna o granny pant indossati al cinema dall’imbranatissima Bridget Jones.
Se la tragicomica eroina interpretata da Renée Zellweger sfoggiava mise imbarazzanti, spiazzando il pubblico con la sua curiosa regola della mutanda (“Le possibilità di arrivare al dunque con un uomo aumentano quanto più sono brutte le mutande che si indossano”), è pur vero che parrebbe esistere qualche raro individuo di sesso maschile il quale preferisce esercitare il proprio immaginario erotico di fronte a mutandoni ascellari piuttosto che lasciar indulgere l’occhio su nudità quasi svelate. Invero la storia della biancheria intima risulta essere la vicenda d’un progressivo restringimento dei tessuti adibiti a ricoprire i genitali.
A partire dagli anni Sessanta gli slip, corti ed aderenti, sono entrati a pieno diritto nell’impetuoso giro della moda e dal 1990 è stato boom di tanga e perizomi! Qualcuno scherza addossando la responsabilità di simile mutamento agli effetti del riscaldamento globale, ma le ragioni del fenomeno, profonde e diverse, sono storiche, sociologiche, antropologiche. Le moderne tendenze annoverano allettanti novità, tipo il “push up” per alzare i glutei, ed escogitano soluzioni enigmatiche a problemi come il meteorismo: si pensi alle mutande supertecnologiche provenienti dal Giappone che accumulano la puzza in una tasca e l’annientano grazie ad un filtro ai carboni attivi!
Lo stile dei modelli s’ispira al mondo dello shaping e, mentre la soubrette Belén Rodríguez, nel presentare il sessantaduesimo Festival di Sanremo, sfoggiava un c-string che ha fatto molto maliziare sul suo conto (una sorta di “paraorecchie” infilato tra le gambe, fermato al posto giusto mediante un gel adesivo senza che sui fianchi vi fosse niente), la Francia ha lanciato di recente le prime mutande da uomo aromatizzate con un\'essenza alla rosa. Dotate di un sistema di microcapsule integrate nel cotone in grado di sprigionare il profumo tramite il movimento, rappresentano una possibilità stuzzicante per chi le mutande le porta! Sì, perché ci sono anche persone che non le mettono e non è necessario interrogarsene sulle ragioni dato che la celebre scena di “Basic Instinct”, in cui Sharon Stone accavalla le gambe mostrandosi senza slip, è comunemente riconosciuta come una delle più sexy nella storia del grande schermo.
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