Labor of Love, M. Night Shyamalan ritrova Bruce Willis per il suo nuovo film
Cinema / Thriller / News - 10 December 2016 08:00
Dopo un decennio in cui la sua stella sembrava essersi irrimediabilmente spenta, Shyamalan ce la sta mettendo tutta per rimettersi in carreggiata, e un ritorno alle origini potrebbe essere la scelta p
“Labor of Love”, nuovo film di M. Night Shyamalan annunciato ormai già due anni fa, potrebbe segnare un ritorno alle origini per il celebre regista di origini indiane. Il progetto, infatti, non solo vedrà Shyamalan riunirsi con Bruce Willis, interprete di due dei suoi più grandi successi (“Il Sesto Senso” e “Unbreakable – Il predestinato”), ma si basa su una sceneggiatura che l’autore ha venduto nel 1994 alla Fox sperando di poterne ricavare il suo secondo film (il debutto era avvenuto nel ‘92 con “Praying with Anger”).
Il copione invece è stato chiuso nel cassetto, e lì è rimasto per 20 anni, fino al 2014, anno in cui Shyamalan ha annunciato di voler riprendere in mano il progetto. Inizialmente sembrava che le riprese dovessero iniziare proprio a settembre del 2014, e si diceva che il regista si fosse già messo alla ricerca di un distributore internazionale. Evidentemente, da allora, qualcosa nella macchina produttiva si è inceppato, ma questo non significa per forza che il film si sia definitivamente arenato.
“Labor of Love” racconta la storia di un libraio (Bruce Willis) che perde la moglie in seguito a un devastante incidente stradale. Il protagonista dovrà affrontare una lunga e tortuosa elaborazione del lutto, in cui il dolore sarà aggravato dal senso di colpa per non aver mai dimostrato alla defunta moglie quanto fosse davvero amata. Per provare la sua devozione e per mantenere una promessa fatta, l’uomo deciderà di intraprendere un viaggio “coast-to-coast” attraverso l’America che lo porterà da Philadelphia alla California.
In un’intervista rilasciata a “Newsweek” all’apice della sua carriera (era l’agosto del 2002, alla vigilia dell'uscita di "Signs"), M. Night Shyamalan ha definito “Labor of Love”, “una storia che parla di cosa ho provato quando mi sono appena sposato”. Il regista ha descritto anche i problemi avuti con la Fox, che inizialmente gli aveva garantito la regia del film, e che poi, dopo l’acquisto della sceneggiatura, aveva affossato il progetto. Fu una delusione cocente per Shyamalan, che all’epoca era ancora un autore giovane e inesperto, con un solo film all’attivo.
Ora, a distanza di vent’anni, questo ritorno alle proprie radici potrebbe fare molto bene alla carriera del regista, intrappolato da almeno un decennio in una parabola discendente che fino a qualche tempo fa sembrava inarrestabile. Dopo essere diventato un nome di punta grazie a “Il Sesto Senso”, ed essersi riconfermato con film come “Signs” e “Unbreakable”, il regista sembrava aver trovato un brand perfetto, proponendosi come autore cerebrale in grado di creare storie miracolosamente in bilico tra dramma, introspezione psicologica, fantascienza, e soprannaturale. Con “Lady in the Water” il meccanismo ha cominciato a incepparsi, e poi sono arrivati i veri e propri flop: prima “Avatar – L’ultimo dominatore dell’aria”, e poi “After Earth”. In questi ultimi 3-4 anni, Shyamalan sembra però aver ritrovato la sua strada: prima producendo la serie tv Fox “Wayward Pines”, e poi dirigendo uno dei suoi film più acclamati, “The Visit”, uscito nel 2015 (98 milioni di dollari di incasso a fronte di 5 di budget). Nel 2017, infine, uscirà la sua ultima fatica, “Split”, con James McAvoy.
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