Io, Daniel Blake: la costante umiliazione da cui uscire nel film di Ken Loach
Cinema / News - 21 October 2016 07:15
"Io, Daniel Blake" è il film di Ken Loach: nel cast ci sono Dave Johns e Hayley Squires.
Io, Daniel Blake è il film di Ken Loach distribuito da Cinema. Nel cast ci sono Dave Johns, Hayley Squires, Dylan McKiernan e Sharon Percy: il film ha vinto il Festival di Cannes nel 2016.
La storia segue Daniel Blake, uomo di cinquantanove anni di Newcastle che ha sempre lavorato come falegname. Il medico gli riscontra dei problemi cardiaci e Daniel per la prima volta nella sua vita deve fare ricorso all'assistenza sociale. Anche se non può più lavorare, cerca un’occupazione: durante le riunioni al centro per l’impiego incontra Katie, madre single di due bambini costretta ad accettare un alloggio a 450 chilometri da Londra per non abitare in un ostello. Morsi dalle aberrazioni amministrative della Gran Bretagna di oggi, i due si aiutano a vicenda divisi tra coloro che lavorano duramente e chi sfrutta i sussidi statali.
Il film riporta altre tematiche di Loach, come “In questo mondo libero…” (2007) dove la ragazza madre Angie è licenziato dall’agenzia di collocamento e decide di aprire un ufficio per trovare occupazione agli immigrati. “My Name’s Joe” (1998), in cui l’improbabile allenatore ed ex alcolista Joe vive con il sussidio di disoccupazione, e cerca riscatto consegnando una partita di droga.
In “Io, Daniel Blake” si unisce però un aspetto contemporaneo, quello della difficoltà di interagire con la tecnologia: se Daniel ora non trova lavoro, è anche perché non ha mai imparato a utilizzare un computer, rimasto ad una formazione proletaria che lo stato non cerca mai di far evolvere.
La differenza tra modernità e tradizione si mostra nel film in maniera lapidaria, senza lasciare scelte: o si va verso la tecnologia, o si è relegati in un passato in cui si può ancora sopravvivere, ma quando se ne è espulsi è impossibile adattarsi. Si tratta di una rivoluzione post-tecnologica.
Ken Loach conferma che si tratta proprio di raccontare persone che stanno lottando per sopravvivere. La sua ricerca è cominciata provo dove il problema si concretizza, in una piccola città. Loach con lo sceneggiatore Paul Laverty è andato nella città natale di Nuneaton, nelle Midlands: presso un’associazione sociale ha incontrato un gruppo di persone, le quali per vari motivi non trovano lavoro. Una giovane ha mostrato la sua stanza in una casa occupata da altri: “era degno di Dickens” ha commentato il regista. C'era un materasso sul pavimento, un frigorifero vuoto, la donna affermò che la settimana precedente non aveva mangiato per quattro giorni. Un’altra persone era stata contattata alle 5 del mattino per andare in magazzino alle 6 del mattino, pur non avendo mezzi di trasporto.
“È questa costante umiliazione che volevo raccontare - dice Laoch - che evoca una sensazione di insicurezza costante”. La stessa “Por Laws” (legge sugli indigenti) nacque nel XVI secolo, destinata a concedere aiuti finanziari ai più poveri. Poi se ne abusò: “Le istituzioni politiche hanno deliberatamente usato la fame e la povertà come leva per costringere la gente ad accettare salari molto bassi ed estremamente precari. Ciò accade anche in tutta Europa e nel resto del mondo”.
Nel film echeggia un tema kafkiano, quello del governo oppressivo, con un’amministrazione che tende a inabissare le minime speranze. L’attore Dave Johns afferma che per entrare nel personaggio è andato in un luogo a Byker, sotto il ponte dove i senzatetto e le persone che hanno difficoltà sociali possono andare a riparare i mobili: “ho trascorso due giorni lì, ho imparato a fabbricare i pesci che Dan ama scolpire”.
Durante le riprese Ken Loach lo ha invitato a insistere sui primo ricordi: “ho pensato indietro a mio padre - dice Johns - alla sua carriera e al suo modo di essere. Può sembrare un po’ sciocco, ma è qualcosa che permea profondamente”.
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