Homefront The Revolution, recensione videogame per PS4 e Xbox One: la nuova rivoluzione americana
Games / News - 26 May 2016 14:00
Homefront: The Revolution è uno sparatutto in prima persona a mondo aperto, con una trama che percorre la resistenza delle forze americane contro l'occupazione nordcoreana
Homefront: The Revolution è un videogioco che unisce una campagna per giocatore singolo molto interessante ad un multiplayer online alquanto dimenticabile. Il primo capitolo di Homefront, uscito sulla scorsa generazione di console, metteva in scena una storia e un’ambientazione affascinante, tra le rovine di città americane occupate dall’invasione nordcoreana. L’impostazione originale, data dalla software house THQ, si è mantenuta nello stile e nel background narrativo, con un’intera città messa a disposizione dalle rinnovate risorse di Deep Silver, nuovi sviluppatori del franchise.
La trama di Homefront: The Revolution è il punto di forza dell’intera produzione, almeno nel mettere in scena un mondo affascinante e credibile, con una palpabile sensazione di trovarsi in uno scenario di guerra e oppressione perenne. La città di Philadelphia costituisce la base delle vicende, dove andremo a muoverci nel ruolo di un membro della Resistenza, Ethan Brady. L’incipit parte dalla cattura del nostro personaggio e dei suoi compagni, ad opera della milizia dei KPA, che giustiziano il silenzio dei ribelli. L’arrivo inaspettato del leader della ribellione, Benjamin Walker, ribalta la situazione e permette al nostro alter ego di fuggire e raggiungere i vertici dell’organizzazione. Nel tentativo di fuga, però, il capo della Resistenza viene ferito e fatto prigioniero, e il suo recupero rappresenterà uno dei tanti obiettivi all’interno del gioco.
Il gameplay di Homefront: The Revolution si evolve nella struttura a mondo aperto, che permette di affrontare missioni principali e secondaria all’interno di una mappa ottimamente riprodotta, per differenze di approccio e possibilità. La nuova deriva di Homefront, passando da un gameplay guidato del predecessore ad un open-world dell’ultimo arrivato, consente al giocatore una discreta libertà d’azione, con possibilità di manovra prima inespresse, con la preferenza nella scelta di scontri ravvicinati o con armi dalla distanza. Proprio la personalizzazione dell’equipaggiamento, con decine di modifiche per le armi, rappresenta uno degli aspetti maggiormente apprezzabili della produzione, con ripercussioni in termini di feeling durante le sparatorie. Accanto alle situazioni da sparatutto in prima persona, si affiancano sezioni a bordo di veicoli, che permettono spostamenti più rapidi e variabili, nel ritmo complessivo dell’azione.
La grafica del gioco si basa sul motore tecnico CryEngine, che permette un livello di dettaglio unito ad una vastità soddisfacente della mappa. La cura estetica di Homefront: The Revolution si nota nella definizione dei personaggi, ma meno nelle loro animazioni, e negli ambienti di gioco, caratterizzati da un’aurea cupa e tendente al grigio. L’atmosfera che si respira all’interno di Philadelphia rimanda perfettamente la sensazione di trovarsi in una situazione disperata, in continua lotta tra la sopravvivenza e l’augurabile tentativo di non farsi scoprire delle forze invasori. La modellazione di edifici e i riflessi applicati alle superfici restituiscono un quadro credibile e realistico, un affresco distopico di rivoluzione americana nel moderno mondo videoludico.
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