Gocce di stile: dalla pelle al cuore, perché apparire può risultare un diktat scomodo
Daily / News - 06 November 2013 08:22
Che rumore fa una goccia d’acqua nel mare? Non sapremmo dirlo, mentre, in una sorta di sinestesia mentale, ne afferriamo visivamente la piccolezza e ne percepiamo la tipica densità al tatto. Eppure, s
Gocce di stile sono quelle che Mauxa intende proporvi a partire da questo mese di novembre. Gocce che fanno tendenza accanto ad altre che vanno decisamente in controtendenza. In un mondo dove viene dato massimo rilievo all’esteriorità, sono spesso i dettagli a fare la differenza e risulta importante interrogarsi sul rapporto tra forma e contenuto, sul profondo legame che - a dispetto della tradizionale visione attribuita al pensiero filosofico occidentale - dovrebbe sussistere tra fisicità corporea ed anima spirituale.
Viviamo in una società nella quale fare bella figura è un diktat. D’altronde la legge regina del marketing spiega come siano i prodotti messi in vetrina “ad altezza occhio” quelli che vengono venduti prima dai negozi. E, se non ti metti in mostra, non esisti. Similmente capita di avere l’impressione che, se non urli, nessuno ti ascolta. Aggressività e furbizia paiono godere di vita facile, mentre delicatezza, riservatezza, mitezza ed educazione vengono non di rado scambiate per debolezza. In tanti sentono il peso dell’autorità, molti di meno riescono a capire il valore dell’autorevolezza.
Se lo psicoanalista e sociologo tedesco Erich Fromm nel 1976 scuoteva la coscienza pubblica con l’interrogativo “Avere o essere?”, ad oltre un secolo prima risale il proverbio “L\'abito non fa il monaco”, che trova la propria origine nel diciannovesimo capitolo de “I promessi sposi” per bocca del Conte Zio. A fine Ottocento, con “Il ritratto di Dorian Gray”, è l’esteta Oscar Wilde a pronunciarsi mediante queste parole: “Solo le persone superficiali non giudicano dalle apparenze”. Lo scrittore irlandese voleva significare che chi non è profondo osserva la realtà trascurando il problema di come sia oggettivamente, non giudicando e dando per scontato che quanto vede è davvero quel che gli sta di fronte.
Le posizioni in merito al tema dell’immagine e del bello possono essere molte. Ma, sia che si concordi con l’artista contemporaneo Gian Genta quando afferma che “l’apparenza, erbaccia imbastardita nel campo degli inerti, imbratta tutto ciò che è terreno”, sia che si preferisca, come la sottoscritta, pensarla poeticamente alla stessa maniera della volpe ne “Il piccolo principe” - ossia che “non si vede bene che col cuore”, perché “ l\'essenziale è invisibile agli occhi” - è certo che nessuno di noi rimane estraneo alle innumerevoli implicazioni dell’esteriorità nella società odierna. In primis poiché il fenomeno dell’abbigliamento e della moda, lungi dall’essere ridotto a mera manifestazione di costume, costituisce un mezzo per entrare in contatto con il prossimo e con il mondo che ci attornia.
Non a caso negli ultimi anni diversi studiosi hanno posto l’accento sull’importanza della prima impressione data agli altri e trovano pubblicazione libri di linguaggio del corpo, capaci di dispensare consigli, ad esempio, su come atteggiarsi e su come rispondere durante un colloquio di lavoro. Il nostro modo di vestire e di mostrarci (o di non mostrarci) rappresentano una comunicazione in grado di produrre effetti sulla nostra percezione, su quella del prossimo e sul suo comportamento, influenzano l’interazione fra gli individui, possono catturare l’interlocutore e convincerlo a mutare comportamenti ed opinioni.
A tutti prima o poi nella vita è capitato di provare quella spiacevole sensazione d’imbarazzo che si ha quando qualcuno ci scruta, con sguardo giudicante, dalla punta dei piedi alla cima dei capelli. E a tutti è successo con ansia di domandarci se fossimo consoni al contesto, adeguati alle aspettative e, per così dire, all’altezza della situazione. Così insieme a Mauxa, ogni sabato, affronteremo nuove tendenze di stile. Talora chiaramente acclamate. Tal altra controverse. Magari staremo un po’ a testa in giù per scoprirne i particolari da angolazioni inusitate. Nuoteremo, come si suol dire, controcorrente, sempre ovviamente cum grano salis. Appuntamento fra sette giorni con la prima goccia!
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