Festival di Venezia 2017: recensione del film 'Jusqu'à la garde'
Cinema / Festival / News - 08 September 2017 14:00
"Jusqu'à la garde" è il film in concorso presentato alla Mostra del Cinema di Venezia
Mostrare una famiglia con i genitori divorziati, il figlio Julien (Thomas Gioria) che non vuole andare dal padre per il week end perché timoroso, e la madre che si rende irrintracciabile all’ex marito è più un caso da docu-drama televisivo che racconto cinematografico.
Questo è “Jusqu’à la garde” di Xavier Legrand, che racconta un caso di affido familiare non illustrando fino al termine che il motivo dell’allontanamento affettivo dei figli nei confronti del padre è causato dalle percosse inflitte alla madre.
E in tale attesa della scoperta, vediamo il padre Antoine Besson (Denis Ménochet) mentre va a prendere il figlio Julien, lo porta dai nonni, e cerca di scoprire da lui perché l’ex moglie Miriam Besson (Léa Drucker) lo eviti e dove abiti ora.
Il regista Legrand ambisce in questa maniera a far dubitare lo spettatore che il colpevole di tale situazione non è solo lui, bensì che anche Miriam possa essere causa di tali dissidi che hanno condotto al divorzio. In realtà è solo Antoine l’artefice della distruzione della famiglia a causa dei suoi modi violenti, ma il regista volontariamente omette queste informazioni, con una scelta che è furba quanto inutile.
Senza tale tassello fondamentale, il film “Jusqu’à la garde” diventa superfluo quanto era essenziale quell’omissione. L’interpretazione sofferta dei protagonisti cerca comunque di far emergere un pathos che solo le vittime di stalking possono provare.
Ma ciò non basta per sorreggere un sceneggiatura dalla successione di sequenze prevedibile, dettagli superflui, movimenti di macchina in soggettiva nel furgone di Antoine come se fosse un inseguimento. A ciò si unisce anche una linea narrativa secondaria non sviluppata, come quella della figlia Joséphine Besson (Mathilde Auneveux)
che si frequenta con un ragazzo ed in bagno fa un test di gravidanza: non si comprende perché tale vicenda incida su quella dei genitori divorziati, né perché lei non interagisca mai con il padre, pur se lo odia.
Resta il volto del piccolo Julien, che piange mentre cerca di difendere la madre dal padre, unico momento autentico in una storia da dozzinale cronaca nera.
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