Mike Kelley, l'esponente della società del trauma in mostra all' Hangar Bicocca

Daily / News - 27 May 2013 11:08

Fino all'8 settembre 2013 un'esibizione espone dieci progetti dell'artista statunitense visibili quasi interamente per la prima volta nel contesto europeo. Niente “Stuffed Animals” o “Kandor”, ma ro

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Film Il concorso - video

Mike Kelley, benché defunto poco più di un anno fa, torna in Italia con le sue opere, che ci parlano di uno di talenti maggiormente visionari nati in territorio USA. In un'esposizione preparata da Andrea Lissoni, curatore di HangarBicocca, e da Emi Fontana, compagna dell'artista fino alla fine, i visitatori possono ammirare  dieci progetti visibili quasi interamente per la prima volta nel contesto europeo. Non ci sono le opere più canoniche di Kelley, come gli Stuffed Animals (sculture realizzate con vecchi peluche) o i Kandor (capsule con la city criptoniana di Superman), ma roba inedita e pronta a far discutere.  Come l'installazione video “Profondeurs vertes”, e “Light (Time) – Space Modulator”, una scala a chiocciola di otto metri che ruota nello spazio con agganciati tre proiettori.

La mostra, aperta fino al venturo 8 settembre, s'intitola “Eternity is a long time” ed è ospitata all' Hangar Bicocca di Milano: una lunga eternità è davvero quella che si respira nelle opere quasi sospese tra spazio e tempo che la vanno a comporre! Non ci sono didascalie, perché l'arte non si manifesta nei foglietti illustrativi che la spiegano o nelle categorie che la collocano: è libera, irruente, incongruente. Mike Kelley lo sapeva bene.

Tale autore,  nato a Detroit il 27 agosto 1954 e morto a Los Angeles il 31 gennaio 2012, indagava nel mistero a tratti horror con disegni e testi; si è interessato al movimento surrealista, a quello punk, alla psicoanalisi, alla cultura trash, alla caricatura ed al folcore. Ha collaborato con Paul McCarthy, Tony Oursler, Sonic Youth e Jim Shaw e ricevuto notevoli riconoscimenti: “The California Institute of the Arts Distinguished Alumnus Award” nel 2000, il “Guggenheim Fellowship” nel 2003 ed il premio “Wolfgang Hahn”, solo per citare gli ultimi.

© Riproduzione riservata


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