27 Torino Film Festival: Racconti Dal Festival

Cinema / News - 18 November 2009 18:04

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Prosegue a gonfie vele lo svolgimento del ventisettesimo Torino Film Festival. Nonostante il piccolo "colpo di scena" della serata inaugurale, durante la quale lo stesso direttore Gianni Amelio è dovuto intervenire per per sedare gli animi di alcuni dimostranti dei centri sociali che hanno poi ottenuto di parlare sul palco per alcuni minuti, il programma va avanti, ricco di incontri, proiezioni ed ospiti di riguardo del panorama cinematografico internazionale.

La mattina del 16 novembre si è aperta all'insegna della riflessione sul cinema, con una tavola rotonda dal titolo "Centralità del Cinema?", organizzata presso la Sala Congressi Intesa Sanpaolo. Lo stesso Amelio è intervenuto, introdotto dal moderatore del dibattito, Alberto Barbera, e ha colto l'occasione per ricordare quanto importante ed insostiuibile sia oggi il cinema come strumento espressivo-culturale e di fabulazione. Quanto poi alla crisi delle sale cinematografiche, è un'altra questione... Già, perchè sebbene il cinema sia stato e rimanga ancora oggi uno dei linguaggi che maggiormente ha contribuito a cambiare e condizionare le mode, le abitudini e i gusti di tutto il mondo, ai giorni nostri non sono in pochi a sostenere che il cinema ha perduto la sua centralità, rispetto al sistema dei media. La stessa disaffezione del pubblico nei confronti della sala cinematografica tradizionale, a vantaggio di altri modelli di fruizione e di intrattenimento (TV, Internet,...), sembra aver sottratto al cinema un primato che fino a qualche tempo fa pochi si sognavano di mettere in discussione. Dati alla mano, Vittorio Meloni (direttore relazioni esterne Intesa Sanpaolo) asserisce che negli ultimi anni circa 600 sale (-30%) hanno chiuso i battenti nei centri urbani delle maggiori città d'Italia. Tanto che si parla di vera e propria "emorragia" di spettatori, oltre naturalmente alla già nota crisi delle sale. A questa sfida, Intesa Sanpaolo ha voluto rispondere con un progetto cinematografico, "per Fiducia" - il primo, per altro, del gruppo bancario - che è stato affidato a tre grandi registi del nostro cinema: il mestro Ermanno Olmi, Gabriele Salvatores e Paolo Sorrentino.

 

Ognuno di loro ha dato vita ad un cortometraggio di questo progetto, che ha già raccolto importanti riconoscimenti internazionali e che è a tutti gli effetti un "esperimento di comunicazione" che vuole raccontare le forze positive che animano il nostro Paese. Secondo il professor Peppino Ortoleva (docente all'Università di Torino) oggi esiste un fenomeno di "circolazione extracorporea" del film, per cui un film esce dai circuiti delle sale cinematografiche per passare attraverso canali come Youtube, o la Rete in genere. "Il cinema, come gli altri media del resto, è un luogo comune, nel senso nobile del termine. E cioè un luogo di storie, ma quasi come un oggetto di culto, che vogliamo fare nostro per rappresentarci". Vanni Codeluppi (docente all'Università di Modena e Reggio Emilia) parla invece di differenze tra il cinema e il suo maggiore concorrente, la televisione, e di come quest'ultima abbia in parte contribuito alla scomparsa del sistema divistico. "Oggi il divo ha perso la sua superiorità, la sua aura; ormai è sempre più simile ad una persona comune". Dal canto suo, il professor Fausto Colombo (docente all'Università Cattolica di Milano) è il meno pessimista di tutti, e non vuole parlare di "crisi" del cinema; piuttosto preferisce pensare ad una fase di transizione, che porterà di certo a sviluppi interessanti. "Non va sottovalutata la potenzialità della Rete nella distribuzione dei film - la cosiddetta distribuzione leggera - e iTunes può insegnarci qualcosa forse [...] Si mantiene una certa biodiversità nel sistema". Siamo d'accordo con Colombo, quando dice che la cultura non circola sui soli due canali del "contenuto" e del "contenitore"; ci sono anche i "rituali" (o momenti di fruizione) e i "flussi".

 

Il pubblicitario Silvano Guidone si porta sul fronte dell'incapacità, da parte di certi registi italiani, di saper considerare la pubblicità come valido alleato e mezzo da sfruttare sapientemente. Secondo Guidone ci sono nuove creatività che stanno emergendo (ad es. i film realizzati con i telefoni cellulari) e che non hanno quell'arroganza tipica di certe cerchie ristrette. C'è poi chi a sentir nominare la pubblicità nel cinema si sente ribollire, come il produttore Lionello Cerri, che replica rimproverando che la pubblicità fa la parte del padrone nel cinema, a differenza di quanto accade negli altri paesi europei (come la Francia, dove la pubblicità sui film viene tassata e i proventi investiti in nuovi film, cioè cultura). Alessandra Comazzi (giornalista de La Stampa) è la più ottimista di tutti, convinta che la televisione si stia rimpicciolendo, a favore del cinema; in fondo "storia per storia, gli spettatori preferiscono un prodotto ben realizzato come un film". Sollecitata da Mauxa.com ad esprimersi sull'andamento di questa edizione del festival, la Comazzi si dice molto soddisfatta della direzione di Amelio e delle sue scelte, e nota un buon riscontro da parte del pubblico che ha affollato le sale in questi giorni. "Rispetto alle precedenti edizioni, si avverte molto meno quel senso di imposizione dall'alto, c'è una grandissima varietà e possibilità di scelta. E' lo spettatore che si crea il suo festival".

 

Proseguiamo la giornata con la conferenza stampa tenutasi al Circolo dei lettori, dove Amelio ha incontrato i giornalisti, insieme a tutti i membri che compongono la Giuria ufficiale di questa edizione. Sono stati spiegati i vari passaggi dell'organizzazione del festival. "Sono state più fasi di preparazione" dice Amelio, "siamo partiti dalle retrospettive, per questioni pratiche e per poter essere sicuri di avere la copia giusta, poter creare i sottotitoli [...] Posso dire di aver cominciato a lavorare al festival il 3 giugno, per poi immergerci in maniera totale con i miei collaboratori nel progetto". Che questa immersione stia dando buoni frutti, non c'è dubbio. L'organizzazione è quasi impeccabile, a parte qualche rara coda d'attesa per gli incontri con gli ospiti e i registi, ma questi sono piccoli intoppi e semmai interpretabile come un segnale di popolarità e riuscita del TFF.

 

Tanti i film che sono imperdibili, come alcuni assaggi della filmografia di un grande maestro del cinema come Nicholas Ray, ma il protagonista indiscusso della serata è senza dubbio il film "La bocca del lupo", del giovane regista Pietro Marcello (uno dei due italiani che concorrono al titolo di miglior film). Introdotto dall'infaticabile direttore Amelio - presente in sala anche il regista Paolo Sorrentino - che dice di lui: "Ho fortemente combattuto per avere qui a Torino questo film[...] anche se mi sono stupito di vedere tanta grinta in un ragazzo così giovane. Ho un po' paura di questi trentenni". Scherza Amelio, presentando un film tutt'altro che leggero; Marcello infatti ci porta in una Genova ispezionata con uno sguardo a metà tra poesia e documentario, e ci racconta una storia d'amore di disadattati, tra droga e prostituzione. Enzo, immigrato a Genova in giovane età, si innamora di Mary, travestito che conosce in carcere. Un omaggio alla città di Genova, con i suoi vicoli, nella sua quotidianeità; il titolo stesso del film allude ad un romanzo ottocentesco di Remigio Zena, ambientato a Genova. Bellissima fotografia, e la colonna sonora spazia fino ad arrivare alla musica sacra. Il pubblico ha apprezzato il lavoro di Marcello con un lungo applauso.

 

Ora l'attesa è tutta per "Tetro", il film di Francis Ford Coppola, che mercoledì 18 novembre riceverà personalmente il Gran Premio Speciale TFF per l'attività di produttore con la sua casa Zoetrope, ma anche per l'incontro con il grande Mario Monicelli, che presenterà il suo "Risate di gioia", recentemente restaurato.

Buon festival e buon divertimento a tutti!

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