‘Killers of the Flower Moon', il nuovo film di Scorsese e DiCaprio

Cinema / Drama / News - 20 December 2017 15:00

Il regista ultrasettantenne è ancora impegnato sul set di ‘The Irishman’, ma Dante Ferretti ha rivelato che l’adattamento del libro di David Grann è già in lavor

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L’avanzare dell’età non ferma Martin Scorsese, più attivo che mai in questi ultimi anni. Fresco di “Silence”, si è subito dedicato a un film che cercava di realizzare da anni, "The Irishman". La pellicola segnerà il suo debutto su Netflix, e lo vedrà collaborare nuovamente con Joe Pesci, 30 anni dopo “Quei bravi ragazzi”. Per non parlare del fatto che vedremo nuovamente insieme sullo schermo due giganti come Al Pacino e Robert De Niro.

Ma Scorsese guarda già oltre. Uno dei suoi collaboratori storici, lo scenografo Dante Ferretti, ha rivelato a Variety che il regista ha in mente di iniziare le riprese di “Killers of the Flower Moon” subito dopo aver finito i lavori sul set di “The Irishman”. Si dice che stavolta Scorsese chiamerà l’altro suo attore “feticcio” per eccellenza dopo De Niro, Leonardo DiCaprio.

Il film sarà un adattamento di “Killers of the Flower Moon: The Osage Murders and the Birth of the FBI", libro di David Grann (dal suo “Z -- La città perduta” James Gray ha tratto “Civiltà perduta”, con Charlie Hunnam) che la rivista TIME ha inserito nella classifica dei 10 migliori libri di saggistica del 2017.

Lo script è stato affidato ad Eric Roth, vincitore dell’Oscar alla miglior sceneggiatura non originale per “Forrest Gump”. Tra gli altri suoi lavori, vale la pena citare “Insider -- Dietro la verità” e “Alì” di Michael Mann, e “Il Curioso Caso di Benjamin Button” di David Fincher.

“Killers of the Flower Moon” (edito in Italia da Corbaccio con il titolo “Gli assassini della terra rossa”) documenta una storia vera. Negli anni Venti, le persone con il più alto reddito pro capite nel mondo erano i nativi americani membri della Nazione Osage, in Oklahoma. Dopo la scoperta che le loro terre erano ricche di petrolio, gli Osage cominciarono a vivere nel lusso sfrenato: si spostavano su limousine guidate da autisti, abitavano in ville sontuose, mandavano i loro figli a studiare in Europa.

Poi cominciarono gli omicidi. Una donna Osage, Mollie Burkhart, dovette assistere allo sterminio della sua intera famiglia: sua sorella fu uccisa a colpi di pistola, la madre avvelenata. Gli Osage continuavano a morire in circostanze sempre più misteriose e inquietanti.

In quest’ultimo avamposto del Selvaggio West -- dove petrolieri come J.P. Getty potevano accumulare una fortuna e imperversavano banditi come Al Spencer, alias il “Fantasma del Terrore” -- chiunque osasse indagare sulle morti degli Osage veniva a sua volta assassinato.

Quando il numero delle vittime salì a 24, l’appena nata FBI decise di prendere in mano la situazione, ma la corruzione che imperversava all’interno del Bureau inizialmente rese le indagini ancora più complicate di quanto non fossero già. Alla fine il direttore dell’FBI, J. Edgar Hoover, allora un giovane ambizioso e implacabile, affidò a un Texas Ranger in pensione, Tom White, il compito di formare un team speciale che avrebbe investigato sotto copertura. In questa occasione furono sperimentate quelle che allora erano tecnologie all’avanguardia: intercettazioni, microspie, esami medici precursori della moderna Scientifica. Collaborando con gli Osage, gli agenti scelti da White svelarono uno dei complotti più sinistri nella storia degli Stati Uniti.

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