Serie tv L’arte della gioia, incontro con Valeria Golino e il cast
Tv / Intervista - 24 February 2025 14:45
Scopri l’intervista al cast della serie tv L’arte della gioia, con Tecla Insolia, Valeria Bruni Tedeschi, Jasmine Trinca
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L’arte della gioia è la serie tv in uscita. La trama s’incentra su Modesta (Tecla Insolia), una ragazza orfana della Sicilia di inizio ‘900: la giovane scopre la sessualità e il desiderio di una vita migliore, e ciò la conduce a lottare per la sua emancipazione, mentre tenta di asservirsi da un patriarcato imperante. Nel cast ci sono Tecla Insolia, Valeria Bruni Tedeschi, Guido Caprino e Jasmine Trinca, per la regia di Valeria Golino. La sceneggiatura è tratta dall’omonimo romanzo Goliarda Sapienza, pubblicato postumo nel 1994.
Come avete scelto di trasporre il romanzo di Goliarda Sapienza?
Valeria Golino. Quando abbiamo deciso di trasportare la letteratura di Goliarda Sapienza sullo schermo, all'inizio volevamo farne un film, senza però trovare la giusta dimensione. Qui si parla di disobbedienza letteraria, e riuscire a trarne un senso compiuto nel tempo di un film era difficile. Abbiamo impiegato due anni per realizzarla, e interagendo poi con Sky, ci è stato indicato anche come rendere fruibile un racconto in televisione. Il libro ha fatto da cavia a tutti noi.
Valeria Bruni Tedeschi. Il libro all'inizio non uscì in Italia, perché ci fu la censura. Uscì in Francia, dove ebbe enorme successo, e grazie alla libertà culturale della Francia, è uscito in Italia. Qui è stato accolto bene come film, e invece in Francia non riesce ad essere venduto, perché ora quella nazione è stranamente moralista, e in modo pericoloso.
Valeria Golino. È vero. Spesso i motivi che ci vengono addotti, è che la scabrosità della forma non è ben accettata nel prime time serale.
Emanuele Marchesi - Responsabile Editoriale Sky Studios. Questa serie avremmo potuto farla solo con Valeria, perché capace di restituire la visione. È anche la storia di Sky Studios.
Come ti sei inserita in questo contesto particolare e che si allontana da una sorta di moralità?
Tecla Insolia. Ho portato un po' d'incoscienza, e al contempo avevo la consapevolezza di trovarmi in un ambiente creativamente stimolante. Ricordiamo il periodo delle riprese come una bolla temporale in cui poteva succedere di tutto, e anche se eravamo liberi di agire, avevamo lo sguardo di Valeria che filtra, eliminando la volgarità. Valeria Golino mi raccontava che forse quando Goliarda scriveva il romanzo, pensava a Valeria (Valeria Golino e Goliarda Sapienza erano amiche, n.d.r.). Il mio è un personaggio che si muove sugli eccessi, sentivo una responsabilità.
Puoi parlarci del tuo personaggio, la Principessa Gaia Brandiforti?
Valeria Bruni Tedeschi. In Francia ha anche spaventato il fatto di raccontare l'umanità nella sua complessità. Tutti i personaggi del film hanno una loro complessità, anche il mio personaggio sa essere cattivo, solo, giovane e vecchio. Era scritto così, e non ho fatto altro che immergermi in questo mare.
Il tuo ruolo è quello di Madre Leonora.
Jasmine Trinca. Non è un caso che madre Eleonora in uno scambio litigioso con Modesta, le dica: "Tu non appartieni a questo posto, a questa scatola in cui ci hanno messo", riferendosi al monastero in cui si trovano. La fame di conoscenza di Modesta è una forma di libertà, mentre il mio personaggio si è ormai abituato a quel mondo. E in tutto ciò, emerge la scoperta dell’erotismo: come filma il sesso Valeria, non è mai compiaciuto, ma compiacente.
Guido Caprino. Era una società basata sul patriarcato, dove le donne avevano un potere non scontato. Il personaggio di Carmine rappresenta il maschio per eccellenza, anche se poi non cade nel cliché.
Come vi siete avvicinati, in fase di sceneggiatura, a questo processo di scabrosità?
Francesca Marciano - sceneggiatrice Leggendo il libro, non sopportavo Carmine. Nel romanzo è molto forte il fatto che lui riconosca subito Modesta, come qualcosa di atavico, di classe. Lui la vede oltre il travestimento. A Valeria piacciono molto i personaggi che non portano avanti il moralismo, e abbiamo cercato di restituire questo.
Valia Santella - sceneggiatrice . Per noi la difficoltà è stata come utilizzare tutto il materiale del romanzo senza la voce di Goliarda: se togli la voce, resta un feuilleton, dal convento alla principessa, figli illegittimi, la Lady Chatterley con il guardacaccia. Noi volevamo mantenere un livello di linguaggio cinematografico che dia profondità. Analizzando il racconto emergono gli strati che corrispondono ai personaggi. Il problema della censura è la moralità, che conduce ad affermare che la serie è troppo scabrosa per il prime time: poi ho visto in streaming la serie tv Dieci capodanni, in cui – in ogni puntata - ci sono rapporti sessuali che durano dieci minuti. Mi chiedo se sia più accettabile vedere una donna e un uomo che fanno l'amore, o il rapporto tra due donne.
Stefano Sardo - sceneggiatore. È brutto vivere in un'epoca in cui si teme di turbare qualcuno, spostando lo spettatore dalla sua zona di sicurezza e tranquillità. La paura preventiva sta minando i fondamenti del nostro mestiere, e la nostra preoccupazione è vicino all'autocensura, mentre ci chiediamo se possiamo raccontare qualcosa o meno. Ciò è l'opposto della libertà creativa. Nell'assenza di giudizi e delle preoccupazioni sui giudizi, Modesta non perde mai la sua purezza. Chiunque vive le sue pulsioni, cresce; invece chi le reprime, soccombe emotivamente. L'idea che noi possiamo essere affrancati, è qualcosa di profondamente liberatorio.
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