Intervista Soap Opera, Genovesi: dedicato a chi ama e ha voglia di divertirsi

Cinema / Intervista - 21 October 2014 13:00

Soap Opera, intervista al regista e sceneggiatore Alessandro Genovesi e al cast stellare composto da Fabio De Luigi, Cristiana Capotondi, Ale e Franz, Diego Abatantuono e Chiara Francini. Il film usci

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Mauxa intervista Alessandro Genovesi, Fabio De Luigi, Cristiana Capotondi, Ale e Franz, Diego Abatantuono e Chiara Francini in occasione dell’uscita del film Soap Opera. La pellicola è stata presentata al Festival Internazionale del Film di Roma 2014 e sarà nelle sale a partire dal 23 ottobre. Terzo film insieme per l’ormai consolidata coppia De Luigi - Capotondi, che si ritrovano ad affrontare le insidie di uno strambo condominio, tra scene esilaranti e momenti ad alto tasso di romanticismo.

D. Questa opera era stata concepita per il teatro, come mai alla fine si è optato per il cinema?

R. Alessandro Genovesi: Ho optato per la trasposizione cinematografica poiché non sono riuscito a trovare una produzione che potesse sostenere i costi di un progetto così oneroso. Ha influito anche la situazione teatrale italiana, che dal punto di vista economico è abbastanza in crisi.

D. Come è stata modificata la sceneggiatura per il film?

R. Genovesi: La sceneggiatura era stata concepita per una mini-serie di 4 puntate per il teatro; qualche anno fa era una novità questa formula, adesso invece è abbastanza utilizzata. Si prevedeva che il pubblico vedesse in quattro settimane i vari episodi, fino al giorno conclusivo in cui ci sarebbe stata una maratona con tutti e quattro gli spettacoli. Credo comunque che la forma migliore di Soap Opera sia quella cinematografica, perché riesce a condensare in un’ora e mezza quello che nella vita di persone comuni potrebbe accadere in trent’anni. Questo per me rende interessante il film e gli da un ritmo da soap, in cui ogni tre minuti c’è un colpo di scena. Inoltre porta originalità nel genere, perché si sviluppa attraverso un linguaggio diverso dalle solite commedie, più teatrale, di realismo magico.

D. Il “realismo magico” che hai citato consegna qualcosa di diverso allo spettatore, una commedia differente da quelle che tanto hanno incassato in questi ultimi anni. Avete il timore che questo cambiamento possa non attecchire con il pubblico di oggi?

R. Fabio De Luigi: Arriviamo dal Festival di Roma, al di là dei commenti dei giornalisti, con 1600 persone in sala, ho sentito moltissime risate. Non c’è la paura del fallimento, ci basiamo sui fatti. E i fatti dicono che il film fa ridere. Inoltre l’ilarità non è causata da forzature nella recitazione, ma da situazioni realmente comiche.

D. Questo è il terzo film con Fabio De Luigi, com’è stato lavorare ancora con lui?

R. Cristiana Capotondi: Dopo “La peggior settimana della mia vita” e “Il peggior Natale della mia vita” pensavo non ci potesse più essere la possibilità di replicare una collaborazione con Fabio. Sono sempre stata una sua fan, per me era una grande speranza poter lavorare con lui. Una volta che sono stata scelta si è creato subito un bel rapporto sia con Fabio, che con Alessandro (Genovesi ndr). Il fatto che si sia ripresentata la possibilità di far coppia con lui è stato come un regalo. Adesso già mi chiedo se potremmo rifare un altro film insieme!

 

D. Rivedi in te un po’ di quel romanticismo che è insito nel tuo personaggio?

R. Capotondi: Il mio personaggio è molto romantico, ma io personalmente sono più un maschiaccio, anche se mi accadono spesso cose romantiche; quindi forse involontariamente lo sono. Mi sono goduta questo film perché sono riuscita a scoprire un lato più femminile di me, più maturo. 

D. Che cos’ha in più Soap Opera rispetto ad altri film in cui hai lavorato?

R. Abatantuono: Ha in più il fatto che è nuovo! È un film molto originale, dal quale inizia già a delinearsi chiaramente la firma del regista. Importantissima inoltre la scelta degli attori. In più la storia riesce a tenere insieme realismo e finzione in una maniera completamente innovativa.

D. Come è stato lavorare con Chiara Francini?

R. Diego Abatantuono: Sapevo a cosa andavo incontro… Tutto è stato fatto in armonia e con responsabilità. Con Chiara il rapporto è stato fluido, perché lei è una bravissima attrice, è questo rende tutto più semplice. Inoltre riesce sempre ad alzare la sua asticella, costringendo anche me a farlo.

D. Quanto ti sei divertita a interpretare il tuo personaggio, che indossa per metà del film un abito del ‘700?

R. Chiara Francini: Ero felicissima quando mi è stato detto di interpretare Alice, un’attrice di soap molto leggera, personaggio che Alessandro ha creato pensando anche al mio carattere; ma nonostante sia naïf, è piena di naturalezza e spontaneità. Inoltre si esprime tramite epigrammi, dicendo quelle che potrebbero essere considerate delle grandi verità. Inoltre lavorare con Abatantuono è stato fantastico: Diego riesce molte volte a creare delle improvvisazioni davvero esilaranti.

D. Hai pensato subito ad Ale e Franz per i loro ruoli, così affini alle loro solite dinamiche?

R. Genovesi: Mi piaceva l’idea che all’interno del palazzo ci fossero queste due figure, due personaggi estremamente teatrali. Inoltre penso che siano due comici fantastici, oltre che belle persone. Li avevo già conosciuti per “Il peggior Natale della mia vita” e ritenevo che fossero perfetti per questa parte. Ne ho parlato con Maurizio Totti e anche lui era d’accordo. Portano nel film un umorismo che è leggermente diverso da quello degli altri personaggi, soprattutto nella prima parte della pellicola.

D. Si è rispettato il copione o è stato lasciato lo spazio anche per improvvisare?

R. Genovesi: Preferisco avere freschezza sul set che mi consenta di ottenere materia più malleabile. Durante le riprese c’era un tale grado di sintonia, impossibile da fermare, che ha consentito di ottenere ottimi risultati. Incontro tutti gli attori e stabilisco con loro delle battute, in modo tale che possano trovare soluzioni più divertenti e funzionali. Se vengono scelti attori così bravi è assurdo imbrigliarli in un copione definito, perché significherebbe depotenziarli. Ovviamente deve essere chiaro il tipo di musica che stiamo suonando, quindi le improvvisazioni proposte devono seguire la melodia data. Quella dell’improvvisazione è un’arte che amo utilizzare.

D. Quali sono le dinamiche dei vostri personaggi?

R. Ale e Franz: Alessandro Genovesi ha detto che il nostro rapporto doveva sembrare una partita a scacchi: ad ogni mossa doveva corrispondere una contromossa; seguendo questa linea i nostri personaggi dicono spesso frasi provocatorie sperando di mettere l’altro in difficoltà, in modo che non possa più reagire. Abbiamo cercato di tenere sempre questa tensione, rispettando comunque le battute che erano scritte nella sceneggiatura. È stato molto divertente, è nelle nostre corde, è il tipo di comicità che più amiamo. Il momento più divertente è stato girare la scena finale, un insieme di disastri e risse; unico anche perché non si poteva rigirare: abbiamo distrutto tutto!

D. A chi è dedicato Soap Opera?

R. Il film è dedicato a chi ama e a chi ha voglia di divertirsi. A chi non piace tanto il mondo in questo particolare momento e sente il bisogno di inventarsene uno e mettercisi dentro, per dimenticare eventi spiacevoli e sentirsi meglio.

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