Intervista a Stephen Bogaert, attore del film ‘IT’

Cinema / Horror / Intervista - 03 November 2017 08:00

Mauxa ha intervistato Stephen Bogaert, attore del film “IT” diretto da Andrés Muschietti e tratto dal romanzo di Stephen King.

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Stephen Bogaert è uno degli attori del film “IT”, tratto dal romanzo di Stephen King. Il suo ruolo è Mr. Marsh, che tenta di abusare della figlia (leggi la recensione del film). Mauxa lo ha intervistato.

D. Nel film “IT” interpreti Mr. Marsh, un personaggio contraddittorio. Ci puoi raccontare il tuo ruolo?
Stephen Bogaert. In un primo momento non volevo accettare questo ruolo. Quando mi è stato chiesto di effettuare l'audizione era per il ruolo del padre di Georgie e Bill, il signor Denborough. Non avevo familiarità con la storia di “IT”, ma avevo visto l'elenco dei ruoli che stavano cercando. Dopo aver letto le descrizioni dei personaggi ero sollevato di non dover effettuare il provino per il signor Marsh. Alla mia audizione di Denborough, naturalmente mi è stato chiesto di tornare e fare l’audizione come “signor Marsh”. Ho preparato rapidamente il materiale. Sapevo che era andato bene il provino con il casting director, quindi ho deciso di prendere una copia del libro di Stephen King nel caso mi fosse chiesto di provare nuovamente. Volevo essere leggere il libro per prepararmi.
Una settimana dopo mi è stato chiesto di incontrare Andy e Barbara Muschietti. Mi è piaciuto molto il libro, e dopo aver incontrato Andy e Barbara ho cambiato idea sul ruolo del signor Marsh. Sapevo che con Andy e la NewLine Cinema questa storia sarebbe stata gestita bene, con arte e rispetto.
Mi sono preparato per questo ruolo come faccio per qualsiasi altro. Ho analizzato la funzione e la posizione che questo personaggio svolge nella storia. Quali sia il vero senso delle scene che si rivelano al pubblico. Una domanda è stata: da dove deriva questo abuso? Forse in Italia avete familiarità con il detto, "la strada per l'inferno è cosparsa di buone intenzioni". Ho considerato questo come il movente iniziale del suo abuso. Penso che l'istinto parentale di "fornire, nutrire e proteggere" una persona debole possa essere simile a "devo controllare tutto quello che fai”. Proteggere e nutrire diventa controllo paranoico e sfiducia.
Ci sono solo tre scene con il signor Marsh, quindi nella prima dobbiamo stabilire chi è, cosa fa la sua famiglia e molto rapidamente. Io sono un attore che diagnostica gli stati d’animo, la motivazione e l’intenzione. Per la prima scena, le frasi come “io ho un potere", “mi appartieni" e persino "gatto e topo" sono etichette che potrebbero essere applicate. Ma come fai a interpretarle? Un attore deve trovare qualcosa che sia nella sua esperienza, o nel caso di un personaggio come il signor Marsh, dettata dalla sua immaginazione. Hai un animale domestico? Sei mai stato in piedi davanti ad un cane con un barattolo di cibo? Tutti abbiamo potere in qualche modo. Dove siamo? Questo brutto appartamento è ancora di suo dominio. Lui è il re. Il conflitto della scena, quello che minaccia il suo status quo, è quando Beverly sta portando a casa una scatola di tamponi: Beverly sta crescendo. Gli abusi prediligono che la preda sia debole, perché d’istinto penso che tutti gli abusanti, siano essi genitori, sacerdoti, poliziotti o produttori, siano deboli. Quando hanno paura di essere visti come deboli, allora abusano, mostrano il falso potere. Beverly diventando un’adulta sta minacciando il padre. Ritengo sia anche importante mantenere una mancanza di auto-consapevolezza di essere una persona che abusa, per le prime due scene. Sebbene tutta la città di Derry, nel Maine sia sotto l'influenza di IT o di Pennywise, ho pensato ciò da una prospettiva di un attore: era meglio non essere consapevoli di vivere sotto un'influenza. Lui avverte ciò che sente senza sapere il motivo.
Per la scena finale, ormai lui l’ha afferrata e lo sa. Era stata la sua proprietà e facilmente controllabile. È in uno stato in cui pensa: “Sono stato tradito. Mi hai tradito” e poiché non sente più di avere il potere, tutto ciò che gli resta è la violenza. A questo punto per la prima volta vediamo veramente la sua autocommiserazione. Può averlo negato prima, ma il signor Marsh sa che cosa è adesso. Si odia per questo, ma non può fermarsi.

D. Il film è quasi completamente composto da attori adolescenti. Cosa pensi che i giovani possano trovare in questo racconto?
Stephen Bogaert. Il Club dei Perdenti è più forte quando tutti i membri sono insieme. Inoltre, ci si immedesima nella possibilità di uscire da traumi e abusi.

D. Cosa apprezzi dei romanzi di Stephen King?
Stephen Bogaert. “IT” è stato il primo romanzo di Stephen King che ho letto. Da allora ho anche apprezzato la vicenda di “Mr. Mercedes” e “La storia di Lisey”. Lui è capace di creare mondi molto vividi, che entrano in relazione. Al contempo sono anche fantastici. Poi a me personalmente piace leggere libri di misteri, thriller, romanzi di spionaggio, qualche sci-fi.

D. Qual è la scena del film che spaventa di più lo spettatore?
Stephen Bogaert. Beh, spero che le scene con Mr Marsh e Beverly siano le più spaventose! Certamente sono disturbati. È stata una sfida. In tre scene abbiamo dovuto mostrare chi fosse - uno dei veri mostri della storia - e arrivare alla scena finale.

D. Il film “IT” ha incassato 636 milioni di dollari. A tuo parere quali sono i motivi di questo successo?
Stephen Bogaert. Penso che il film sia un successo perché, nel significato e nell’azione, è stato un fedele adattamento di una grande storia. I giovani attori erano meravigliosi, e il pubblico tifa per loro.

D. Tu abiti a Toronto, dove si sono svolte gran parte delle riprese del film. Come mai c’è un così grande interesse delle produzioni cinematografiche a girare in Canada?
Stephen Bogaert. Il Canada è un ottimo posto per i film perché abbiamo stagioni distinte, con geografia e luoghi che possono facilmente diventare credibili. Abbiamo anche un pool di attori multiculturali e di talento, e forti equipe. Tutto a un prezzo abbordabile.

Stephen Bogaert. Hai lavorato come protagonista al film “Antisocial 2”, che racconta di un virus che si espande dalla rete internet alla realtà. Che rapporto hai con i social network?
Stephen Bogaert. La breve risposta è: non sono sui social media.

Stephen Bogaert. Nella serie tv “The Secret Life of Marilyn Monroe” interpreti Arthur Miller, il marito di Marilyn Monroe. Come è stato lavorare sul rapporto tra questi due personaggi?
Stephen Bogaert. Mi è piaciuto fare la ricerca per “The Secret Life of Marilyn Monroe” e avere il ruolo di Arthur Miller. Ho avuto il lusso di avere un paio di mesi prima di iniziare le riprese, così ho potuto leggere o ristudiare di nuovo tutti i suoi testi teatrali che avevo apprezzato anni prima. Le sue storie, l'autobiografia, le critiche letterarie e le varie biografie di Arthur Miller e Marilyn. Anche se non troppo su Marilyn, poiché ho cercato di evitare molti romanzi scritti malamente e il trash nato intorno a lei.
Oggi l'industria della biografia è come il peggiore dei social media: le case editrici con più potere spesso possono ottenere la maggior parte della copertura mediatica. Io volevo concentrarmi sul lavoro di Arthur Miller. Desideravo sapere come funzionava. Il suo processo. Come si avvicinava al suo lavoro, e mi è parso di approcciarmi alla sua vita. Sempre attraverso la lente di uno scrittore: considerando, riscrivendo e adattando, prendendo ispirazione dagli eventi della vita per il suo lavoro e ampliando o esplicando, sono riuscito a lavorare intuendo le cose che lo colpivano. C'è un racconto molto efficace, ovviamente basato su Marilyn, chiamato "Please Do not Kill Anything”: è la vicenda di una coppia appena sposata, che sulla riva del mare s’imbatte in un pesce lasciato morire da un pescatore poiché non era di buona qualità. Mentre lei si sforza di rigettare il pesce morente in mare, è come se diventasse maniacale. Svela quanto lei sia veramente fragile. Il marito la aiuta a gettare il pesce nel mare, ma sente che il problema è davanti a lui.
Per quanto riguarda l’interpretazione non mi è stato chiesto di essere simile fisicamente o vocalmente ad Arthur Miller. Una volta che la ricerca è finita, le riprese si sono svolte in maniera semplice, con scene tra un marito e una moglie modificati dell'età, dell'educazione e dello status. Ad esempio, mia moglie mi dice che è incinta: si alternano così gioia e amore. Mia moglie è ubriaca quando vado a casa con una buona notizia: disgusto e delusione. Questa serie si è poi incentrata sulla loro storia che era ormai a metà, quindi si trattava di rappresentare l'inizio della fine per loro. Delusione. Amarezza. Tradimento. Come se entrambi stessero nella fase in cui affermano: "Non sei quello che ho credevo che fossi" o forse, "Tu non hai fatto e non sei riuscito a diventare quello che volevo che tu diventassi".

Stephen Bogaert. Una domande generica: quali sono i tuoi hobbies?
Stephen Bogaert. Penso troppo tempo a giocare a golf in maniera semi-scarsa, a suonare la chitarra: male. Leggere, guidare la mia bicicletta e lavorare sulla mia casa, “che è la mia badia".

D. Qual è il tuo prossimo progetto?
Stephen Bogaert. Sono stato felice di lavorare con Anna Friel e Lodge Kerrigan nella serie “The Girlfriend Experience”, che credo andrà in onda a novembre. Attualmente sto registrando la mia diciottesima stagione come narratore per la serie documentaria “Mayday/Air Disasters/Air Crash Investigation”. E questa settimana abbiamo iniziato a girare il film “Extracurricular".

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