Da 'Atomica Bionda' a 'Codename Baboushka': intervista a Antony Johnston e Shari Chankhamma
Comics / Super Heroes / Intervista - 17 August 2017 08:00
Mauxa ha intervistato Antony Johnston, autore della graphic novel da cui è tratto il film "Atomica Bionda". Insieme a Shari Chankhamma ha lavorato al nuovo comic "Codename Babous
Antony Johnston è l‘autore della graphic novel “The Coldest City”, da cui è tratto il film “Atomica Bionda” di David Leitch con protagonista Charlize Theron (leggi la recensione del film).
Johnston è anche autore della serie comics “Codename Baboushka” disegnata da Shari Chankhamma e incentrata sulla giovane ereditiera newyorkese Annika Malikova, che in realtà era il temuto criminale “Baboushka”, ex leader della banda di Mosca che ora vive in esilio. Dopo il primo volume “The Conclave of Death" (2016) è uscito in questo giorni “Ghost Station Zero”.
Mauxa ha intervistato Antony Johnston e Shari Chankhamma.
D. Sia in “The Coldest City” che "Codename Baboushka" emerge il tema della sensualità femminile legata alla potenza fisica. Come mai hai usato questo connubio?
Antony Johnston. Beh, perché no? La sensualità di James Bond è una presenza costante nei suoi racconti, visto che salta dentro e fuori dal letto di ogni donna attraente che incontra. Eppure nessuno si chiede il motivo, o come si unisca con la trama. Si tratta di una parte accettata del suo carattere, perché è un uomo. Come mai i personaggi femminili non possono essere in grado di fare la stessa cosa, senza essere messi in discussione? Perché dovrebbe essere un grosso problema?
D. Approvo. Quindi è anche un simbolo di affrancamento?
Antony Johnston. Certo. La risposta, naturalmente, è che non ci si dovrebbe comportare in questa maniera: ma l'unico modo affinché le persone mutino le loro opinioni è mostrare questi eventi, facendogli comprendere che non si dovrebbero sorprendere o scioccare. Ecco, questo è il motivo per cui lo faccio.
D. In "Codename Baboushka" hai usato dei tratti grafici dark, come quelli presenti nel precedente fumetto "The Fuse”, o hai usato diverse tonalità?
Shari Chankhamma. Per me, Baboushka è un diverso tipo di spia. La chiarezza è essenziale qui. Con tutta la raffica di azione e di esplosioni che ci sono, mi propongo di rendere veramente chiaro ciò che sta accadendo. Il lettore vede più o meno la stessa cosa, come vede Baboushka. È un po' un processo diverso rispetto a quello di “The Fuse” e altri progetti che ho disegnato, che erano guidati da una line art esistente, per cui mi sono basata unicamente sui colori e la luce. Con Codename Baboushka invece sono libera di progettare ogni aspetto da zero.
D. In “The Coldest City” e "Codename Baboushka" dai molta importanza all’ambientazione.
Antony Johnston. “The Coldest City” è ambientata a Berlino. Le storie di “Codename Baboushka” si svolgono in tutto il mondo, dall'Europa all’Asia, all'America e altro ancora; nel solo primo numero di “Ghost Station Zero” Baboushka va dalla Cina alle Alpi svizzere, e nei numeri successivi si reca in Canada, America, e in altri luoghi.
D. Quando disegni ti ispiri a personaggi reali o immaginari, come il "The Fuse” o “Sheltered”, che racconta di un disastro imminente?
Shari Chankhamma. Sono cresciuto in gran parte con i manga e non guardo molta televisione o film, quindi le mie ispirazioni sono per lo più da quel genere di comic. Precisamente la produzione degli anni ’80 e '90, di Tsukasa Hojo, BuichiTerasawa, Tsutomu Nihei, solo per citarne alcuni.
D. Cosa pensi di Charlize Theron nel film “Atomic Blonde”? Ritieni che possa interpretare un film ispirato a "Codename Baboushka"?
Antony Johnston. Charlize Theron è sorprendente in “Atomic Blonde”: qui lei ha il ruolo di Lorraine, proprio come nel libro. È completamente senza scrupoli e sicura di sé, e tutte le acrobazie e l’azione che fa nel film potrebbe sicuramente eseguirle come Baboushka. Non si sa mai…
D. Qual è il tuo dipinto preferito o il pittore e perché?
Shari Chankhamma. È difficile sceglierne uno come preferito, le mie influenze cambiano con il tempo. In questo momento, direi che il mio pittore preferito è Ilya Repin. Amo il suo uso dei colori, la sua scelta di composizioni e le sue materie. Di solito non mi piace tutto di un artista particolare, preferisco scegliere pezzo per pezzo, ma mi piace assolutamente tutto di Ilya Repin, o almeno tutto quello che ho visto.
D. Nei due lavori lo spionaggio è visto come uno stile di vita. Attrae e diverte: cosa significa per te?
Antony Johnston. Non direi che lo spionaggio è “divertimento” in “The Coldest City”. È un gioco letale di bluff e inganno, e non tanto uno stile di vita, quanto un modo di esistere. Questo è più vicino al vero e proprio spionaggio. Ma in “Ghost Station Zero” sì, lo spionaggio è divertente, e non come la vita reale. Le storie di Codename Baboushka sono un antidoto leggero a gravi storie di spionaggio truci; si svolgono in un mondo simile a quello di James Bond, in cui l'azione è più importante della violenza, dove il glamour e la ricchezza sono in mostra, e le esplosioni sono all'ordine del giorno. È per questo che le sue storie sono molto “più grandi”, con i cattivi che vogliono conquistare il mondo e scagnozzi che proprio non vogliono morire. È l’azione completata con le spie.
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