Intervista a Marcello Simoni, il libro thriller svela l'interiorità umana
Daily / Intervista - 09 August 2013 11:24
Lo scrittore Marcello Simoni risponde alle domande di Mauxa per la rubrica ‘Di che cultura sei?’
Mauxa intervista Marcello Simoni, giovane scrittore che ha pubblicato di recente il romanzo “L’isola dei monaci senza nome” e “I sotterranei della cattedrale”, per la casa editrice Newton Compton.
D. Nel tuo recente romanzo "I sotterranei della cattedrale" affronti il tema dell'indagine a sfondo religioso ambientata nel 1789: come mai hai fatto ricorso alla fede per tessere la trama?
R. La fede è un punto fermo del mio modo di interrogarmi sulla realtà, quindi anche di inventare fiction. A prescindere dalla religione a cui apparteniamo, credo che la fede sia una caratteristica congenita della psiche umana. Una predisposizione naturale, quasi istintiva. Noi tutti abbiamo bisogno di credere in qualcosa. In Dio, nel prossimo, nel progresso... Persino un ateo ripone la propria fede in un asserto partorito dalla pura logica. In un mondo che non dà certezza su nulla, la fede è l\'unico strumento di cui disponiamo per conoscere noi stessi. Io per esempio sono uno scettico e ripongo la fede su un continuo interrogarmi. Proprio come Vitale Federici, il protagonista della mia short novel. E proprio come Vitale, non tollero che chicchessia mi imponga di credere in ciò che dice lui. Mi sentirei come un soldatino che spara contro un bersaglio che neppure conosce.
D. Ne "I sotterranei della cattedrale" ad un certo punto scrivi del protagonista Vitale da Montefeltro: "Sentendosi rispondere con tanta semplicità, Vitale si vergognò per aver fatto la parte dell'ingenuo". Come riesci a collimare l'atteggiamento da detective di Vitale con le sue debolezze di uomo?
R. Perché ogni detective è prima di tutto un essere umano e svolgendo indagini è destinato a imbattersi prima o poi nelle proprie imperfezioni. A tale riguardo, la narrativa di genere - soprattutto il giallo, il noir e il thriller - rappresenta un ottimo strumento per mettere a nudo l'interiorità umana. Alla faccia di chi si ostina a etichettarla come letteratura di "serie B".
D. Con "Il mercante di libri maledetti" hai venduto 500.000 copie: qual è secondo te il motivo per cui il lettore ha apprezzato questo romanzo?
R. Perché ho scritto un romanzo "onesto", ovvero che mantiene ciò che promette. Una solida ambientazione storica e una trama di avventura e mistero filtrati da un linguaggio semplice ma efficace. Senza snobismi. Senza la pretesa di voler insegnare nulla a nessuno. L'unica cosa che mi preme trasmettere è la passione che metto ogni giorno nello scrivere.
D. Qual è il tuo film, attore e attrice preferito e perché?
R. "Il buono, il brutto, il cattivo". Come attore Al Pacino, come attrice Scarlett Johansson. Perché sanno sempre intrattenermi.
D. Qual è il tuo libro preferito e ti ricordi dove lo hai letto?
R."Il Corsaro Nero\". Arrampicato su un albero.
D. Qual è il tuo cantante e album preferito e perché?
R. James Hetfield in "Black Album". Aggressivo e - quando vuole - melodico.
D. Ne "L'isola dei monaci senza nome" hai raccolto alcuni lavori della saga Rex Deus pubblicati precedentemente in ebook: cosa pensi del digital book e qual è il tuo rapporto con la tecnologia?
R. Per essere precisi, "L'isola dei monaci senza nome" è l'edizione integrale della saga di Rex Deus già uscita in formato ebook. Il libro digitale è un ottimo sbocco sul mercato e ancor prima un potente mezzo per andare incontro a una fascia di lettori più legata ai supporti multimediali che alla carta. Io stesso sono un appassionato di tecnologia. Adoro i computer, la tv e i videogames. Ho persino letto diversi ebook... E tuttavia, resto intimamente legato al libro cartaceo.
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