Recensione film Pet Sematary, convince l'horror tratto dal libro di Stephen King
L'atteso remake nelle sale italiane dal 9 maggio.
Uscito da qualche giorno negli Stati Uniti, Pet Sematary riscontra un buon successo al box office, piazzandosi al secondo posto nella top ten dei film più visti della settimana. In marzo, il produttore Lorenzo di Bonaventura si è positivamente espresso sulla possibilità di un prequel, a condizione che il film fosse andato bene.
L'horror di Stephen King aveva già suscitato interesse a Hollywood negli Anni Ottanta. L'adattamento cinematografico arriva nel 1989, diretto da Mary Lambert. Rispetto a Cimitero vivente (il titolo italiano), questa versione si discosta sensibilmente dal libro rendendosi godibile anche per i fan più incalliti di King.
Schede
Cast e riferimenti alle opere di King
Pet
Sematary può contare su un ottimo cast. Jason Clarke non delude nei
panni di Louis Creed, il medico che si trasferisce con la famiglia a
Ludlow, nel Maine, per motivi professionali. Accanto a Clarke, Amy
Seimetz interpreta la moglie perseguitata dal senso di colpa per la
morte della sorella. Ellie
e Gage, i figli dei Creed, sono rispettivamente interpretati da una
particolarmente convincente Jeté Laurence e dai gemelli Hugo e Lucas
Lavoie.
A John Lithgow, infine, è affidata il ruolo di Jud Crandall,
l'anziano vicino di casa che conosce i segreti del cimitero indiano.
Come
accennato, il film differisce dal romanzo per diversi aspetti.
Riveliamo uno spoiler di lievissima entità: per esempio, nel film il
gatto si chiama Church, nome ispirato a Winston Churchill, il
personaggio interpretato da Lithgow in The Crown (2016), la serie tv
targata Netflix.
Numerose sono le citazioni alle stesse opere di
King, dallo sguardo satanico di Carrie (1976) a Shining (1980). Ai
cinefili più motivati si offre lo spasso a scovarli.
Difetti recuperabili, finale d'impatto
Su Twitter, Stephen King ha riferito la propria soddisfazione riguardo al lavoro dei registi Kevin Kölsch e Dennis Widmyer. Pet Sematary è un buon horror, ma avrebbe potuto essere un piccolo cult di riferimento. Pesano certi passaggi dello script (Jeff Buhler) malassortiti come l'incontro di Louis con il giovane Pascow: mentre le scene iniziali si dilungano su dettagli che avrebbero potuto essere recuperati in un secondo momento, la sequenza con Pascow resta insoddisfacente e giunge tardi rispetto alle dinamiche complessive. Difetti recuperabili, tutto sommato, nell'annunciato prequel.
Tra le versioni pensate per un possibile finale, due sono state quelle sottoposte ai test screening. Entrambe prevedevano una sequenza cupa ad effetto, con il protagonista disperato di fronte a una scelta impossibile. Quello che vedremo, è il finale d'impatto scelto dagli spettatori coinvolti nelle anteprime.
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