Recensione film La melodie di Rachid Hamid

Cinema / Recensione - 27 April 2018 08:00

In sala dal 26 aprile.

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Film Flag Day - video

La mélodie è la pellicola diretta e co-scritta da Rachid Hamid, attore e regista franco-algerino al suo debutto in un lungometraggio. Il film è stato presentato, in anteprima, al Festival di Venezia e Toronto.

Film La mélodie

Simon Daoud (Kad Merad) è un ottimo violoncellista che ha conosciuto tempi migliori. Accetta di insegnare lo strumento in una scuola della periferia parigina. Uno stipendio è un mezzo per sentirsi ancora in carreggiata. Il primo giorno incontra i suoi giovanissimi allievi, la maggioranza sono figli di immigrati di prima e seconda generazione. La sua prima reazione è di paura, per il futuro: questi bambini hanno in bocca parole più grandi di loro e non riconoscono l'autorità dell'insegnante. Nel gruppo variegato, ci sono anche un potenziale talento e un bullo recidivo che trascina, a momenti alterni, gli altri.

Simon ha firmato un contratto con la scuola che prevede di portare la classe ad esibirsi in un concerto di fine anno alla prestigiosa Filarmonica di Parigi. Lungo questo obiettivo, sarà affiancato dall'insegnante di musica Farid Brahimi (Samir Guesmi).

Simon capisce presto l'immensità dell'impresa: i bambini non hanno futuro, sono cresciuti allo sbando, nel ghetto. Dietro di loro, ci sono situazioni complicate: famiglie lavoratrici, preoccupate di arrivare alla fine del mese, e madri single. Lo stesso Simon, di origini franco-algerine, è separato e ha un rapporto difficile con la figlia adolescente.
Il professore decide di abbandonare la scuola quando arriva l'opportunità di un tour con un acclamato quartetto. Tuttavia, nonostante il successo del concerto, capisce che il suo impegno con i bambini gli ha cambiato l'orizzonte delle priorità.

La mélodie non è un film originale, ma ha il merito di emozionare, al di là di una storia già raccontata. La sequenza dei bambini che si esercitano su un tetto, con vista su una Parigi metropolitana, ha una forza universale. Nella scena finale sono inquadrati tutti i piccoli protagonisti: il batticuore nei loro visi, e in quelli dei genitori, non lascia scampo. Nessun nasce bullo. E la scuola è un importante momento di formazione che può fare la differenza.


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