Recensione del film 'White Sun', la lotta alla casta acclamata dalla critica
"White Sun" è il film uscito in questi giorni nelle sale statunitensi, acclamato dalla critica. Mauxa l'ha visto in anteprima.

“White Sun” (”Seto Surya”) è il film di Deepak Rauniyar ben accolto dalla critica statunitense.
L’ex partigiano anti-regime Chandra (Dayahang Rai) deve raggiungere il suo villaggio, per partecipare ai funerali del padre. Il luogo è sperduto tra le montagne, e da dieci anni Chandra non fa visita ai suoi cari.
La piccola Pooja (Sumi Malla) attende a casa, ritiene che l’uomo sia suo padre. Resta turbata quando vede arrivare Chandra con Badri (Amrit Pariyar), un giovane orfano di strada che dice essere suo figlio. Tenta di calmare sua madre Durga (Asha Maya Magrati), che custodisce il corpo del defunto ma dal cui rito funebre è esclusa, secondo la tradizione patriarcale nepalese.
La prosecuzione della storia è semplice, di una linearità che mescola politica e astio personale: è proprio questa commistione a rendere il film fendente, per come racconta i dissidi familiari sepolti. Infatti Chandra deve affrontare anche
suo fratello Suraj, che era sul lato opposto durante la guerra civile.
Le unioni di queste linee narrative rendono il film nel racconto superiore a come lo sia nella regia, resa omogenea da inquadrature con la macchina da presa sempre in movimento, di un documentarismo che rende le descrizioni ancora più realistiche.
I due fratelli non possono mettere da parte i sentimenti politici avversi, mentre
portano il corpo del padre lungo il ripido sentiero di montagna verso il fiume per la cremazione. Una pena che richiama echi di un neorealismo ormai perso nella tradizione del cinema occidentale: i due fratelli con il corpo del defunto si picchiano, mostrando come nulla di ciò che dobbiamo eseguire è immune dai personalismi.
Chandra sotto la pressione dagli anziani del villaggio deve cercare aiuto
al di fuori del villaggio, per vivere in un luogo dove le rigide caste e discriminatorie
tradizioni di genere sono quelle contro cui combatté durante la guerra. E torna quindi il tema dell’immobilità di sottrarsi al proprio presente, pur se in passato se ne è fuggiti.
I gruppi anziani insistono ancora sulla legge tradizionale, anche nella capitale del Nepal, Kathmandu. Agli adulti si avvicina la generazione futura di bambini, Pooja e Badri, mentre Chandra crede di poter cambiare la situazione, perché la legge tradizionale è ingiusta.
Nel Nepal la costituzione è stata promulgata nel settembre del 2015: il corpo del defunto è una metafora della vecchia leadership, rovesciata dopo 10 anni di guerra civile. Se il Nepal ha lottato per stabilire un nuovo governo, è grazie ad un processo di crescita lento, che passa per cambiamenti minimi dei dettagli, che un film come “White Sun” sa mostrare con sincerità.
La critica statunitense ha apprezzato la modalità di combinare drammi umani intimi e notevoli osservazioni politiche (Variety), come fosse una parabola i cui gli aspetti allegorici sono presenti per coloro che desiderino trovarli (The Hollywood Reporter), dove le forze generali della religione, casta, patriarcato forgiano le comunità nepalesi ma i personaggi sono modellati da decisioni individuali (Village Voice).
Il film è candidato dal Nepal per rappresentare la nazione ai prossimi premi Oscar.
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