Recensione del film Manchester by the Sea
Cinema / Recensione - 16 February 2017 07:30
"Manchester by the Sea" è il film di Kenneth Lonergan con Casey Affleck candidato all'Oscar.
Manchester by the Sea è il film di Kenneth Lonergan con Casey Affleck, Michelle Williams, Kyle Chandler e Lucas Hedges.
Già dall’inizio il film patisce una lentezza nell’indugiare in dettagli, come la scena iniziale in cui Lee Chandler (Affleck) è in un bar, seduto dietro i bancone, mentre scruta due avventori che poi prende a pugni.
La sua presunta tranquillità caratteriale vacilla, dopo aver aggiustato le tubature del bagno, spalato la neve, o essere remissivo con la madre alcolista Elise. La stessa trasparenza appare quando apprende che il fratello è morto di attacco cardiaco, che deve andare a Manchester by the Sea per il funerale. Con remissività abbraccia il cadavere del fratello nell’obitorio, pensando che un funerale risolverà tutto. Ma in realtà Lee è stato nominato dal fratello tutore legale del figlio Patrick, e non sa come affrontare la decisione.
La paura di un impegno da un assumere è uno dei temi del film, non solo collegata con la capacità di crescere un bambino, bensì con il timore che gli errori passati possano essere compiuti di nuovo. Infatti Lee alcuni anni prima, in quel luogo era sposato con Randi (Williams): una sera era ubriaco e in maniera involontaria causò un incendio in cui morirono i suoi tre figli. Fu scagionato da ogni accusa, ma la moglie Randi lo condanna per quel gesto tanto quanto lui si danna. Certamente è questo uno degli aspetti meno credibili del film, quasi inserito a forza per dare un psicologia modificata di Lee, e che si rinviene nei suoi comportamenti attuali.
Più normale è il fatto che il giovane Patrick sia fidanzato con una giovane Sandy, e che Lee con atteggiamento neo-paterno cominci ad interessarsi del fatto. È giusto che i due ragazzi abbiano rapporti sessuali? È questa una delle discussioni con la madre sedi Sandy.
Un aspetto che emerge nei film candidati agli Oscar 2017 è proprio questo riferirsi a luoghi che conducono a problematiche sia personali che fisiche: qui siamo a Manchester-by-the-Sea, una città reale di Essex County con cinquemila abitanti; in “La La Land” siamo in un’altra città, Los Angeles che comporta problemi professionali e sentimentali; in “Moonlight” siamo Miami, dove una comunità non favorisce la crescita del giovane di colore Chiron. Nel periodo attuale sono i luoghi a plasmare le persone, più degli ideali.
Anche in “Manchester by the Sea” è difficile scollarsi il luogo da cui Lee proviene: neanche il regista Kenneth Lonergan ci riesce, pur facendo ricorso ai flashback, oppure alle musiche dell’Adagio di Albinoni. Queste sottolineano il momento in cui si mostra il passato di Lee, che mentre era ubriaco causò l’incendio, facendo morire i tre figli.
Lonergan opta per scelte narrativa eccessive, il che rende il film in alcuni momenti desideroso di trovare scene ad effetto. Ad esempio la reazione a questa morte che in Lee dovrebbe portare ad uno scompenso - sono venuti a mancare tre figli - è affondata in gesti plateali, come imbracciare una pistola al commissariato e cercare di spararsi. Oppure lo stesso grado di sensazionalismo del funerale del fratello, con ricorso al ralenti per indugiare sulla commozione dei personaggi. Resta poi la sofferenza di Randi, che nonostante l'odio per il marito gli dice: “Ti amo”.
Al di là di questi facili escamotage che potevano essere evitati, “Manchester by the Sea” infonde una limpida amarezza, raccontando le proprie incapacità e l’impossibilità di reagire.
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