Sanremo 2018, intervista al cantautore Pacifico
Tv / News - 19 January 2018 08:00
Pacifico è presente al Festival di Sanremo con tre canzoni: Mauxa lo ha intervistato.\r\n\r\n
Pacifico è uno dei già eclettici cantautori italiani: ha scritto canzoni come “Sei nell’anima” di Gianna Nannini insieme ad altri testi; “Ti penso e cambia il mondo” di Adriano Celentano, “Tra vent’anni” di Eros Ramazzotti, “Contro vento” di Malika Ayane e molte tracce dell’album “Ricreazione”. Per il cinema ha scritto la canzone “Ricordati di me” presente nell’omonimo film di Gabriele Muccino.
A Sanremo è presente con tre canzoni. Mauxa l’ha intervistato.
D. “Imparare ad amarsi” è il brano scritto da te, e con cui ti esibirai a Sanremo con Ornella Vanoni e Bungaro. Ci puoi anticipare qualcosa?
Pacifico. Ornella voleva un testo più vicino a lei. Quando entra un personaggio come lei in una canzone tendi a scrivere in maniera diretta. Non è una storia d’amore, e vi ho inserito delle frasi , pensieri su come sia lo sguardo di Ornella sulla vita. E mi ha fatto piacere che lei vi si sentisse ritratta.
Io ho fatto l’autore, e poi Mario Lavezzi mi ha invitato, perché ha pensato che se fossimo stati sul palco tutti e tre la performance sarebbe stata migliore. Così da avere una platea importante.
D. Sempre per Sanremo hai scritto per il duo Roby Facchinetti e Riccardo Fogli il testo del brano “Il segreto del tempo”. È di argomento diverso rispetto al precedente?
Pacifico. C’è un meccanismo diverso in questa canzone canzone, perché ci sono due artisti che duettano di più. In questo caso ci sono due amici, come può accadere nella vita in cui si ipotizza un dialogo tra loro. Sono persone che mantengono un tipo di entusiasmo contro cui l’anagrafe non può nulla. È una chiacchierata tra fallimenti, coraggio. In questo caso il tempo perdonerà tutto. Io stimavo moltissimo Valerio Negrini, che era il loro paroliere.
D. Infine per Enzo Avitabile e Peppe Servillo sei co-autore del testo de “Il coraggio di ogni giorno”.
Pacifico. Il titolo riassume bene il senso del testo. È quasi una piccola preghiera, con degli occhi rivolti al cielo. C’è questa speranza e determinazione, il coraggio di andare avanti. Peppe entra con molta forza nella canzone, affrontando le avversità che la vita propone. C’è una grande determinazione.
D. Come avviene la concitata preparazione a Sanremo?
Pacifico. Per me è la seconda esperienza, quindi ho una certa tranquillità. Sarò al pianoforte, canterò qualcosa, perché il ruolo centrale è di Ornella Vanoni. La parte di comunicazione è divenuta molto densa, quella sui social curata personalmente e necessaria per come cerchi di proporti. Poi ci sono i ritocchi per far arrivare iil testo al meglio, anche perché ci sarà una versione particolare il venerdì del festival. Poi occorre ascoltare bene gli archi per vedere come rendono le note. È una costruzione lenta e maniacale. Quando sei sul palco è una e bella liberazione.
D. Da Milano ti sei trasferito a Parigi. Come mai hai scelto di cambiare nazione?
Pacifico. È il luogo al mondo dove sono presenti più artisti. La mia compagna è italiana e quindi mi sono trasferito lì, tanto che mio figlio è nato lì e lì va a scuola. Poi Parigi è un luogo così imprevedibile, e pieno di contraddizioni. Sicuramente mi ha cambiato.
D. Ci puoi parlare del prossimo progetto?
Pacifico. Il sesto album l’ho appena terminato, lo stiamo mixando. Ho lavorato molto da solo. Ho cercato di ricrea un po’ lo stupore che può avere l’ascoltatore.
D. Hai scritto molte canzoni di successo, da “Sei nell’anima” di Gianna Nannini a “Ti penso e cambia il mondo” di Adriano Celentano. Qual è la canzone a cui sei più affezionato?
Pacifico. È difficile da dire. “Sei nell’anima” mi ha dato la possibilità di credere in questo lavoro, è stata decisiva nella scelta di continuare questa professione.
D. Qua è il loro recente che hai letto?
Pacifico. “La ferrovia sotterranea” (di Colson Whitehead, n.d.r.). Uno dei miei preferiti è “Il maestro e margherita” (di Michail Bulgakov, n.d.r.). Io ho una formazione da proletario, non c’erano molti libri in casa. “Moby Dick” è uno di quelli che lessi da giovane.
D. Sei laureato in Scienze politiche: come vedi la situazione politica in Italia prima delle elezioni?
Pacifico. Adesso vivo molto a Parigi, colgo meno delle cose. Ma faccio fatica ad esprimermi: vedo cose che faticano a trovare una novità. Ho seguito molto di più la campagna presidenziale in Francia.
D. Ho sempre considerato il popolo francese unico nella capacità di evolvere, dalla rivoluzione francese al coraggio dopo i recenti attacchi terroristici. È così?
Pacifico. C’è questa cosa. C’è un valore intaccato del collettivo, mentre da noi è stato sempre messo in discussione. Già dal condominio. In Francia concetti come quelli del patriottismo, dell’onore verso la bandiera, verso date come quella del 14 luglio sono dei valori di grande coesione. Ad esempio per anni la parola patria mi pareva risorgimentale, invece negli anni rivedo in una nazione con milioni di persone l’importanza di questi valori. E questi anni in Francia lo dimostrano, della crisi di un modello e della reazione ad esso. Questo modello multiculturale.
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