Psicologia della felicità: l'arte del sorriso può essere una scienza
Tv / News - 29 October 2014 16:19
Da sempre la ricerca della felicità rappresenta l'obiettivo primario nella vita dell'uomo, oltre che il punto di partenza delle speculazioni filosofiche e letterarie di moltissimi pensatori.\r\
Psicologia della felicità: cosa succede quando siamo felici. Jacques Cousteau diceva che “La felicità è conoscere e meravigliarsi”. Per Hermann Hesse, “La felicità è amore, nent'altro”. Secondo Oscar Wilde, “Felicità non è avere quello che si desidera, ma desiderare quello che si ha”.
Si potrebbe andare avanti all'infinito. Da che uomo è uomo, quella ricerca della felicità tanto ben interpretata da Will Smith nell'omonimo film costituisce l'obiettivo primario della nostra esistenza. Questo perché secondo Michael Argyle, il maggiore studioso di questa emozione, la felicità “rappresenta un senso di generale appagamento complessivo che può essere scomposto e ricondotto ad aree specifiche quali ad esempio il matrimonio, il lavoro, il tempo libero, i rapporti sociali, l'autorealizzazione e la salute”.
Vari esperimenti condotti in materia di felicità hanno dimostrato che questo stato d'animo ha moltissime ripercussioni positive, sia a livello fisico che sul piano emotivo: chi prova gioia è più sensibile alla percezione delle sensazioni positive che di quelle negative, come la fatica o il dolore; spesso le persone felici si sentono anche più libere e spontanee; a livello fisiologico, le persone che provano felicità presentano una generale attivazione dell'organismo, che si manifesta tramite l'accelerazione della frequenza cardiaca e l'aumento del tono muscolare. E poi c'è la faccenda del sorriso: non c'è nulla da fare, le persone più felici sorridono di più.
Ma se la condizione base della felicità è tanto fondamentale al nostro benessere, è possibile renderla oltre che un'arte, una scienza da perseguire con metodo e disciplina?
Martin Seligman e la psicologia positiva. La disciplina in effetti c'è, e risponde al nome di “psicologia positiva”. Era il 1990 quando Martin Seligman pubblicava “Imparare l'ottimismo”, il testo destinato a porre le basi di quella che sarebbe poi diventata a tutti gli effetti la Psicologia Positiva. Due sono i punti di partenza sui quali questa scienza fonda i propri principi: il primo, definito edonico, comprende gli studi volti prevalentemente all'analisi della dimensione del piacere, inteso come benessere prettamente personale e legato a sensazioni ed emozioni positive per l'individuo. Il secondo, detto eudamonico, privilegia invece l'analisi dei fattori che favoriscono lo sviluppo e la realizzazione delle potenzialità individuali intese però come percorso di sviluppo verso l'integrazione con il mondo circostante.
I paesi più felici al mondo. E a proposito di mondo circostante, esistono paesi più “felici” di altri? Sencondo il World Happiness Report, sono i paesi Scandinavi a detenere il primato di luoghi con il maggior numero di persone felici: prima fra tutte la Danimarca, seguita a ruota da Finlandia, Norvegia e Paesi Bassi, con un valore di 7.6 in una scala da 0 a 10. Occupano tuttavia una buona posizione anche il Canada, la Svizzera, la Nuova Zelanda, la Svezia e l'Australia. Se la passa invece meno bene, a quanto pare, la nostra Italia, che si trova solo al ventottesimo posto, due gradini sopra la Germania.
La giornata internazionale della felicità. Un dato rassicurante che tuttavia a quanto pare ci accomuna tutti, sempre secondo il World Happiness Report, riporta che negli ultimi trentanni il mondo è diventato 0,14 volte più felice. Il Professor John Helliwell, insieme agli studiosi Richard Layard e Jeffrey Sachs, ha infatti intervistato un vasto vampione di abitanti in circa 150 paesi diversi, e dai dati raccolti emerge che la maggioranza delle persone oggi non considera più la felicità come qualcosa di astratto, ma come un'entità quantificabile. In generale, a quanto pare, con l'aumentare del benessere globale e della qualità della vita è cresciuta proporzionalmente anche la percezione della felicità.
Tanto che, oltre che al grado di scienza, la felicità adesso è anche assurta a quello di ricorrenza: secondo quanto stabilito dall'ONU il 28 giugno 2012, la data del 20 marzo è stata designata quale Giornata Internazionale della Felicità.
“Shiny happy people”, cantavano i R.E.M. nel 1991. E voi, quanto vi sentite felici su una scala da 1 a 10?
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