Festival di Venezia 2017: recensione del film 'La villa'
Cinema / Festival / News - 04 September 2017 08:00
"La villa" è il film di Robert Guédiguian presentato in concorso alla Mostra del cinema di Venezia
La villa è il film di Robert Guédiguian con Ariane Ascaride, Jean-Pierre Darroussin, Gérard Meylan.
La storia richiama un certo tipo di cinema francese fuori moda, dove la vivacità dell'ambientazione surclassa il racconto. Così la casa in cui vivono i familiari di Joseph (Darroussin) è quasi perfetta: incastonata in una baia nei pressi di Marsiglia, è attornianti da insenature, con alberi sempreverdi e colori estivi.
Joseph ha ora i suoi tre figli accanto a lui, giunti per stargli vicino nei suoi ultimi giorni di vita: Angela è un’attrice che vive a Parigi, Joseph si è recentemente innamorato di una ragazza che ha la metà dei suoi anni, Armand a Marsiglia gestisce il ristorante di famiglia.
La tenute trama trova poi uno slancio con l’arrivo di un gruppo di profughi, tre bambini la cui barca è affondata. Sono due fratelli e una sorella e si nascondono tra le colline, con una storia quasi speculare ai tre figli di Joseph. La famiglia decide di tenere i tre profughi con loro.
L’idea di una globalizzazione necessaria - già espressa nel film documentario “Human Flow” - trova un’esile espressione in questa comunità neonata, quasi che contenga in nuce un messaggio politico unidirezionale senza contraddittorio. Come si può pensare che un problema come quello dell’immigrazione, con sfaccettature cesellate dalla Comunità Europea possa essere risolto solo con un’accoglienza illegale di tre bambini?
Certamente molto della suggestione del film deriva dall’ambientazione agreste, che richiama una tendenza del cinema francese recente che ha prodotto pellicole di successo come “Ce qui nous lie”, che si svolge in un vigneto della Bretagna. Ma ciò non basta a rendere il film coeso, spostando poi l’attenzione della facile commozione della malattia di Joseph a quella dell’infausto destino di tre bambini.
Lo stesso Robert Guédiguian dirige film quasi esclusivamente ambientati a Marsiglia, città in cui abita, con attori che sono sempre ricorrenti: lontano è il periodo di “Marius e Jeannette” (1997) ambientato anch’esso nella città ma pervaso da tematiche più universali, come la solitudine e l'incapacità di uscirne.
Troppo facile è optare per un’unico messaggio unidirezionale sul tema dell’accoglienza, è ed il rischio in cui cade “La villa” e in cui resta affossato, senza dare alternative né agli esuli né agli abitanti.
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